Compiti a casa: la rivolta dei genitori

Dopo i dati emersi da un rapporto dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico per cui i giovani studenti italiani sono quelli che hanno il maggior numero di ore di studio durante l’anno, esplode la rivolta dei genitori contro i compiti a casa.

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“Basta compiti” è lo slogan che circola sui social network accompagnato dall’ira dei genitori che lamentano il sovraccarico di compiti per i loro figli. Ma non solo. In molti sottolineano di aver dovuto cambiare i ritmi per aiutare i loro figli.

Tanto che anche l’Ocse ha evidenziato che i ragazzi italiani hanno anche il maggior carico al mondo di “studio a casa”: nove ore di compiti a settimana contro una media di 4 ore nei restanti paesi.

Una situazione che sta diventando sempre più ingestibile: non solo le serate passate fino alla mezzanotte per svolgere il compitino ma anche i fini settimana, che dovrebbero essere riservati al riposo e alle distrazioni.

Come riporta in un articolo il quotidiano Repubblica.it nel Belpaese sta esplodendo il fenomeno dei genitori sull’orlo della crisi di nervi.  E se da una parte alcuni studi hanno dimostrato che la presenza dei genitori nello studio sarebbe negativa sul rendimento scolastico, dall’altra, i genitori fanno notare che è impossibile restare indifferenti dinanzi alla mole dei compiti dei figli.

Una maestra delle elementari, Lucilla Musatti, co-autrice con Bruna Mazzoncini del saggio “I disturbi dello sviluppo. Bambini, genitori, insegnanti”, ha spiegato che “il punto non è se aiutare o meno i propri figli nello studio, il punto è che ai bambini dovrebbero essere assegnati soltanto compiti che sono in grado di fare da soli. È uno dei cardini della mia didattica. Soprattutto se si tratta di classi che fanno il tempo pieno: dopo 40 ore di scuola in una settimana, figli e genitori hanno diritto ad un tempo diverso, in cui ritrovarsi, stare insieme, e non soltanto fare compiti… “.

Il dirigente scolastico Maurizio Parodi autore del saggio “Basta compiti” ha fatto notare che “purtroppo, la nostra bassa posizione nella classifica Ocse, dimostra che non si conquistano punteggi eccellenti semplicemente caricando di compiti i ragazzi. Anzi questi non servono a nulla. È nelle ore di scuola che si deve imparare, non a casa da soli, costringendo i genitori a sostituirsi ai prof. Con la conseguenza che chi ha una madre o un padre in grado di assisterlo nei compiti riesce a farcela, gli altri abbandonano”.

Insomma, oltre alle ore rubate al tempo libero in cui i bambini dovrebbero dedicarsi ad uno sport, alla socializzazione attraverso il gioco, il fattore “compiti” sarebbe all’apice dei motivi di litigi tra genitori e figli.

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