Con l’aumento del 7% previsto sulle bollette del gas, scopri l’escamotage efficace per ridurre i costi senza rinunciare al comfort in casa, grazie a consigli pratici e semplici da mettere in pratica.
Nelle prossime settimane, molti clienti domestici potrebbero ricevere dai propri fornitori una comunicazione di modifica unilaterale delle condizioni economiche con un rincaro fino al 7%.

Fortunatamente, la normativa e i contratti offrono strumenti concreti per bloccare o limitare l’aumento, a patto di muoversi tempestivamente. La finestra decisiva è di 15 giorni dal ricevimento dell’avviso, entro i quali è possibile manifestare il dissenso o migrare a un’offerta alternativa senza penali.
Cosa sta succedendo alle bollette del gas
Il comparto gas risente delle oscillazioni dei prezzi all’ingrosso e diversi operatori stanno aggiornando i listini. La comunicazione preventiva al cliente è obbligatoria e, di norma, arriva con almeno 30 giorni di preavviso rispetto alla decorrenza della modifica. Se l’aggiornamento non è favorevole, l’utente ha il diritto di rifiutare la variazione, recedere o passare a un’altra offerta/fornitore, esercitando una facoltà tutelata dalle regole di settore. La chiave è rispettare i tempi e usare i canali idonei.
Il modo più diretto per non pagare di più è inviare al fornitore una revoca della modifica unilaterale entro 15 giorni dall’avviso. La revoca, correttamente formulata, chiede di non applicare le nuove condizioni economiche e di mantenere quelle in essere fino alla scadenza contrattuale o alla migrazione verso altra offerta.

È consigliato utilizzare canali che offrono prova legale di invio e data, come la PEC all’indirizzo ufficiale del fornitore o raccomandata A/R. È importante allegare copia del documento dell’intestatario, copia della comunicazione ricevuta, una bolletta recente con il codice PDR e indicare dati anagrafici e codice cliente, PDR, riferimento alla lettera di aumento, dichiarazione espressa di rifiuto della modifica e richiesta di mantenimento delle condizioni attuali, oltre ai recapiti per la risposta.
In alternativa o in aggiunta alla revoca, si può scegliere un’offerta a prezzo fisso sul mercato libero, utile a schermare il bilancio familiare da ulteriori rialzi. Prima di aderire, è fondamentale confrontare il costo della materia prima, i costi fissi/annui, la durata del prezzo bloccato e eventuali contributi di attivazione, valutare penali o spese di uscita e verificare la decorrenza dell’offerta e i tempi di switch. Il prezzo fisso protegge dalla volatilità ma può risultare superiore a tariffe indicizzate più convenienti in fasi di mercato in discesa.
È cruciale non superare i 15 giorni per la revoca, affidarsi a canali che non lasciano prova legale sufficiente, come chat o call center, e non ignorare date e clausole importanti. Inoltre, non sottovalutare i costi fissi, che incidono sul totale quanto il prezzo della materia prima.
Per una scelta informata, è utile utilizzare comparatori ufficiali e il Portale Offerte di ARERA, che consente di filtrare per profilo di consumo, prezzo fisso o variabile, oneri e durata. È consigliabile richiedere il “profilo di spesa annua stimata” e leggere il foglio informativo di sintesi prima della sottoscrizione.
Se il fornitore applica il rincaro nonostante la revoca entro i termini, è necessario inviare un reclamo scritto, allegando prova d’invio della PEC/raccomandata. In mancanza di risposta o in caso di esito insoddisfacente, si può rivolgere allo Sportello per il Consumatore Energia e Ambiente e attivare la Conciliazione. Considerare il cambio fornitore senza penali, rispettando la tempistica tecnica di switching.
È importante conservare la lettera/avviso di aumento ricevuto, copia della revoca o richiesta di passaggio a prezzo fisso, ricevuta PEC o ricevuta di ritorno della raccomandata, con data di invio, conferme scritte del fornitore e risposte del servizio clienti, oltre alle ultime bollette con PDR e codice cliente, utili per reclami e confronti tariffari.





