Si è da poco conclusa la 49esima edizione del Giffoni Film Festival. A vincere è stata l’integrazione, l’accoglienza e il nuovo modo di intendere la diversità.
Nessun confine geografico, nessun limite, nessuna barriera. Questo chiedono e sperano i giovani. Lo scandiscono a gran voce attraverso la settima arte: il cinema. Se la politica e la cultura, talvolta, tendono a separare, il grande schermo unisce e lo fa nella maniera più eterogenea possibile. Dimostrazione diretta è la 49esima edizione del Giffoni Film Festival.
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Il mondo della celluloide, passato al digitale, visto, interpretato e diretto dai giovani: nuove leve al servizio di un settore in crescita – quantomeno per voglia e disposizione – nonostante la crisi economica e di valori che contraddistingue i nostri tempi. Tanti personaggi famosi hanno preso parte alla kermesse cinematografica, faccia a faccia con i tanti ragazzi accorsi alla manifestazione.
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Cinema America: l’onda emotiva dell’integrazione ha coeso una generazione
Emerge la voglia di continuare a fare e portare cultura, attraverso la professionalità, l’unione e la spontaneità. Tutto ciò nonostante assistiamo, giorno dopo giorno, a gesti tutt’altro che incoraggianti nei confronti di chi ama un buon film o più semplicemente preferisce estraniarsi ascoltando un concerto. Quello che sta accadendo ai ragazzi del Cinema America, naturalmente, non è passato inosservato e la giuria del Festival ha voluto premiare l’integrazione sociale e la coesione multietnica, proprio per sottolineare l’esigenza di abbattere barriere piuttosto che crearne.
Così, nella sezione cortometraggi, il primo ad essere premiato con il Gryphon Award è “The Most Magnificent Thing” di Arna Selznick (Canada). Poi troviamo “Sibilla” di Isabelle Favez (Svizzera). Spicca, inoltre, il regista italiano Salvatore Allocca con “The School Trip”. Mentre, per i Millennials, il corto vincitore è “Song Sparrow” di Farzaneh Omidvarnia.
Giffoni 2019: i più giovani premiano Guy Nattiv e Beppe Tufarulo
Diversi modi di concepire diversità, accoglienza e integrazione, altrettanti metodi per poterlo imprimere in sala. A livello internazionale emerge “Skin” di Guy Nattiv (USA), già premiato con l’Oscar come Miglior Cortometraggio lo scorso febbraio. Infine, nella competizione nazionale di Parental Experience, trionfa “Brother” di Beppe Tufarulo.
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Segnali importanti in un mondo che cambia – speriamo in meglio – e il primo tassello lo piazzano i più acerbi. Coloro che auspicano in un futuro migliore: la “Generazione Greta Thunberg” è stata definita, perché nuovi sono i modelli di riferimento e altrettanto diversificate sono le esigenze. Ma ciò che più conta, in ogni caso, è che il clima cambi. In maniera positiva, magari iniziando proprio da un buon film che possa essere persino d’esempio quando si abbandona la sala. Prima dei titoli di coda c’è un mondo tutto da scoprire, la forza dei ragazzi è stata quella di portarci lì per alcuni giorni.