Hai un figlio adottivo adolescente? Ecco perché potrebbe vivere questa fase delicata con più difficoltà

Tuo figlio adottivo si avvia verso l’adolescenza? Scopri perché per lui potrebbe essere più complicato vivere questa fase della vita così delicata.

Le stagioni della vita passano velocemente. C’è un tempo per tutto: per i primi amori, per le nuove sfide professionali, per i progetti di vita destinati a cambiarla profondamente e così via. Non è sempre facile stare dietro allo scorrere degli eventi. Alcuni di essi possono lasciare segni indelebili nell’anima.

Insomma, la vita non è facile per nessuno. Le difficoltà ci sono sempre, anche quando dall’esterno sembra tutto perfetto (o quasi). Inoltre, ci sono alcune fasi particolarmente delicate. Basti pensare all’adolescenza, con tutto il suo carico di sogni, gioie, delusioni, ansie, sofferenze e cosi via.

Se l’adolescenza è difficile per tutti, lo è ancor di più per i figli adottivi. Per loro, ci sono tanti ostacoli in più da superare. Vediamo insieme quali sono.

Adolescenza più complicata per un figlio adottivo. I motivi

papà e figlio
(Adobe Stock)

Adolescenza, gioie e dolori! Del percorso più in salita per i figli adottivi ne parla il libro intitolato “Adozione: identità in viaggio. Adolescenti alla ricerca della propria storia futura” (Franco Angeli). Tra tutte le storia raccontate, come riporta IoDonna, colpisce quella di Ludovico, adottato a tre mesi in Sudamerica.

Le prime difficoltà sono arrivate alle medie; Ludovico ha dovuto fare i conti con le discriminazioni a sfondo razziale. La situazione è persino peggiorata con il trasferimento della famiglia. Nella nuova città il ragazzo ha perso la bussola; ha interrotto gli studi, è diventato rissoso, irascibile, inquieto.

Si è poi capito che l’adolescente rubava in casa perché non voleva sottostare alle regole imposte dagli altri. Gli ‘altri’ erano i suoi genitori adottivi. Ma, dopo la tempesta, per Ludovico è arrivato il sereno. La sua crisi adolescenziale si è risolta ed è ormai soltanto un ricordo lontano.

Il libro, scritto da due psicoterapeute dell’istituto Minotauro di Milano, Cristina Colli e Micol Trezzi, accende i riflettori su un tema delicato, ovvero su quanto possa essere più complesso per i figli adottivi vivere l’adolescenza.

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Le ragioni sono precise. Pesa molto il fatto di non riuscire a mettere insieme tutti i pezzi della propria esistenza, soprattutto della fase precedente all’adozione. Molti figli adottivi non riescono a risalire all’identità dei genitori naturali. E si ha quasi l’impressione di non conoscere neppure se stessi.

“Spesso negli adottati c’è mancanza di autostima: mi hanno lasciato perché non valevo abbastanza” – spiega Trezzi a IoDonna. Per la psicoterapeuta c’è un altro aspetto da considerare, ovvero quello del corpo che cambia nel periodo adolescenziale.

Sappiamo per esperienza diretta che si fa fatica ad accettarsi a  12, 13 o 14 anni. Ci si vede brutti, ci si sente inadeguati e la sensazione di sentirsi sempre ‘fuori posto’ molti ragazzi se la trascinano dietro anche dopo la maggiore età. Queste difficoltà, per un figlio adottivo, possono amplificarsi, perché manca quel pezzo di vita precedente a cui riferirsi e con il quale confrontarsi.

“L’adozione è una condizione per tutta la vita e nei momenti di snodo come l’adolescenza viene alla ribalta” – commenta ancora la dottoressa Trezzi. Ma come si può superare tutto questo? La risposta arriva dal libro: i genitori adottivi e i loro figli devono imparare a riscegliersi ogni giorno. Così facendo, il legame familiare cresce e diventa più forte.

Insomma, non esiste un manuale per la famiglia perfetta. Bisogna armarsi di pazienza e buona volontà. E’ fondamentale confrontarsi sempre, anche sugli argomenti più scomodi. Con il ‘gioco di squadra’ qualsiasi difficoltà può essere superata.

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