Cinquant’anni di contraccezione legale. Il bilancio dell’Aied

Il 10 marzo 1971 la contraccezione divenne legale. Sono passati cinquant’anni da quella data storica. E’ tempo di bilanci per l’Aied, impegnata in prima linea da oltre vent’anni

Contraccezione
(Instagram @pre.venire)

Donne e sessualità: la contraccezione compie cinquant’anni. Divenne legale il 10 marzo 1971. Una data storica per tutte le donne, perché si aprì ufficialmente all’utilizzo della pillola anticoncezionale, uno dei metodi di contraccezione più utilizzati.

Cinquant’anni fa iniziava quindi un percorso di maggiore consapevolezza. Si apriva la strada alla libertà di scelta in fatto di maternità. Le donne potevano finalmente decidere, in autonomia, se diventare o meno mamme.

Avere un figlio è una scelta che cambia la vita. Può essere una un’esperienza unica, meravigliosa, soltanto se libera da condizionamenti esterni e da motivazioni ‘sbagliate’, come quella di volere un figlio “soltanto perché la società impone che è ora”.

Da quel lontano 10 marzo 1971 molti passi avanti sono stati fatti. Ma, per, l’Aied, resta ancora una rivoluzione incompiuta. Scopriamo insieme perché.

Contraccezione legale: per l’Aied c’è ancora molto da fare

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(Instagram @aiedroma)

Il Messaggero titolava così (vedi foto) il 23 febbraio 1971, pochi giorni dopo una sentenza della Corte Costituzionale che sarebbe passata alla storia. Il 10 marzo 1971 l’Alta Corte sancì l’incostituzionalità del Titolo X del Codice Penale e, in particolare, dell’articolo 553. Da quel momento furono riconosciute ufficialmente la pubblicità e la commercializzazione dei mezzi anticoncezionali, tra i quali la pillola.

Una data importante per il processo di emancipazione femminile in Italia. A distanza di 50 anni, l‘Associazione Italiana per l’Educazione Demografica (Aied) fa un bilancio, forte di un impego quasi ventennale fatto di lotte parlamentari, disobbedienza civile e azioni giudiziarie.

Oggi come allora attendiamo con impazienza quel 10 marzo, per festeggiare assieme i 50 anni di una giornata che, insieme alla legge sul divorzio (1970), sancì l’inizio di un lungo cammino di autodeterminazione delle donne”. Così scrive l’associazione sul suo profilo Instagram.

L’associazione con sede centrale a Roma non ha dubbi. Il percorso è ancora in salita. Ci sono questioni aperte da risolvere. Su tutte, spicca quella dell’educazione sessuale nelle scuole. Se ne parla da tempo ma, ad oggi, c’è ancora un vuoto da colmare. L’educazione sessuale è materia scolastica dal 1955 in Svezia, dal 1970 in Austria, dal 1995 in Germania, dal 2001 in Francia, dal 2017 nel Regno Unito.

L’Italia è indietro, ma non è sola. E’ seguita a ruota da Polonia, Ungheria, Romania, Bulgaria, Cipro e Lituania. Si tratta di paesi europei che si distinguono per una totale assenza di programmi scolastici dedicati all’educazione sessuale. Ai ragazzi non resta che informarsi parlando con gli amici oppure con i genitori. Quando però l’imbarazzo prevale, preferiscono informarsi per vie traverse, su internet, arrivando perfino a consultare siti pornografici.

L’Aied vuole evitare tutto questo. L’obiettivo è quello di favorire una sessualità consapevole, senza vergogne, preconcetti e tabù, che passi anche attraverso l’insegnamento scolastico. La sfida è difficile ma non impossibile.

madre e figlio
(Unsplash)

Il 10 marzo 2021 l’Aied partirà con la sua campagna di sensibilizzazione in tutta Italia. Tornerà a parlare di maternità consapevole (e non solo) con la stessa determinazione di sempre.

 

 

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