Sanremo, Ermal Meta racconta il suo album: “Mi sono sentito invisibile”

Ermal Meta, pronto a salire nuovamente sul palco di Sanremo si racconta ai microfoni de “La Repubblica”.

ermal meta
Screenshot da video.

Il cantautore albanese naturalizzato italiano si racconta in un’intervista concessa a “La Repubblica” in attesa della sua partecipazione alla kermesse musicale. Nel corso della chiaccherata Ermal racconta la nascita del suo nuovo album “Tribù Urbana” e i motivi che l’hanno portato a scriverlo. La gentilezza degli ultimi.

Inoltre regala qualche chicca sulla canzone in gara a Sanremo “Un milione di cose da dirti“, una canzone d’amore, ma di un amore verticale: “che parte da qui e cerca di salire, ma non si sa mai quale traiettoria potrà prendere”.

Ermal Meta racconta le canzoni contenute nel suo album “Tribù Urbana”

Foto di Instagram

Ermal Meta racconta a La Repubblica il suo nuovo disco Tribù urbana che esce il 12 marzo e contiene anche Un milione di cose da dirti, la canzone con cui parteciperà al Festival di Sanremo. Un disco attraversato dalla “gentilezza degli ultimi” e dalla forza dell’esercito de Gli invisibili, titolo di una delle undici nuove canzoni.

Il cantautore racconta di come sia nato il suo ultimo disco: da un viaggio negli Stati Uniti che gli ha permesso di conoscere e fotografare, non solo attraverso gli occhi, instanti di vita e momenti di quotidianità. Come ad esempio i senzatetto. Uno in particolare sembrerebbe aver colpito il cantautore, raccontandogli la sua vita: “In quel momento ho pensato subito che la sua fosse una bellissima storia ma che nessuno l’avrebbe mai raccontata, e allora ho deciso di farlo io. Una volta qualcuno mi ha detto: ‘Cerca di essere invisibile perché le persone invisibili poi imparano a volare‘, e credo che sia vero, il mondo potrà essere salvato da un gesto di gentilezza. Del resto tutti noi siamo stati invisibili almeno una volta nella vita“.

Il racconto di Ermal continua. L’artista ha dichiarato di essersi spesso sentito anche lui invisibile e per questo motivo ha deciso di diventare un cantautore e non solo un autore di canzoni da far cantare agli altri (Francesco Renga, Marco Mengoni, Chiara Galiazzo, Francesco Sarcina):  “Mi sono sentito un invisibile quando chi cantava le mie canzoni cercava di spiegarle al posto mio. Mi chiedevo come potessero avere la presunzione di spiegarle, visto che le avevo scritte io. Ero stufo, allora ho deciso di cantarle da solo, così se qualcuno lo chiede posso dare l’interpretazione autentica, essendone l’autore”.

 

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Raccontando dei suoi nuovi brani Ermal sottolinea come sia nato il pezzo “Nina e Sara”, che racconta la storia d’amore tra due ragazze: “Per i sogni siamo mille anni luce avanti, vedi le sonde che arrivano in questi giorni su Marte, ma per quanto conta davvero, per la libertà individuale, siamo ancora nel Medioevo, e lo eravamo ancora di più negli anni Novanta nel Sud Italia, dove questa storia è ambientata. Nasce da una storia personale” aggiunge Meta, “a 16 anni avevo una fidanzata, la mia seconda fidanzatina, molto strana anche con se stessa, la vedevo come un’anima in pena, non ero in grado di capire cosa avesse.

Dopo due anni che ci siamo lasciati l’ho trovata felice fidanzata con una ragazza, era il ’97: fino a quel momento non era in grado di ammettere a se stessa che a lei piacevano le ragazze, aveva questa rabbia, si faceva del male da sola dal punto di vista emotivo. La società non gli aveva dato gli strumenti per capire che ciò che provava non era sbagliato. E la strada è ancora lungo per questo”.”

Ermal Meta rivela che a ispirarlo nella scrittura di Nina e Sara è stato l’ascolto di Anna e Marco di Lucio Dalla, del quale ha peraltro scelto di interpretare Caruso nella serata di giovedì del Festival dedicata alle grandi canzoni italiane.

 

 

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