Social Network: dipendenza da colore blu. Realtà o finzione?

Molte ricerche dimostrano che il colore blu riesca a infondere in noi calma e fiducia. Un ulteriore studio ha però supportato la tesi che esso crei anche dipendenza. Vediamo nel dettaglio.

Varie sfumature di blu from Pixabay

Secondo la cromoterapia, disciplina che fonda le sue origini sulla scelta del colore come specchio dello stato d’animo dell’uomo, il colore blu è uno dei colori che più ci aiuta a restare sereni.

E’ efficace contro ansie e preoccupazioni grazie al suo tono freddo. Altri colori come ad esempio il rosso sono utili invece per migliorare l’umore.

Il colore blu presenta però anche una sfumatura diversa. Infatti secondo una ricerca della Dottoressa Karen Haller, dottoressa esperta di psicologia del colore per il branding aziendale, esisterebbe la dipendenza da colore blu.

Vi abbiamo già parlato delle 7 dipendenze più strane del mondo e questa, se fosse vera, sarebbe sicuramente fra le più particolari mai ascoltate.

Dipendenza da colore blu: i social media

Social Media from pixabay

Secondo la Dottoressa Haller noi impieghiamo circa 90 secondi per elaborare un giudizio su un marchio e siccome la vista è il nostro senso più sviluppato, il 90% della nostra attenzione ricade sul colore della grafica e del logo del marchio stesso.

Secondo la teoria della studiosa, in passato i colori erano il nostro sistema d’allerta, che manteniamo ancora oggi. Colori come giallo e nero, ad esempio, in natura indicano attenzione, poiché gli animali contraddistinti da questo colore sono in genere dei feroci predatori.

Il blu viene  percepito dal nostro cervello come affidabile, sicuro, finendo, alla lunga, con l’avere la meglio su scetticismo e diffidenza finendo quindi per essere assuefatti da esso

Vari marchi avrebbero usato, nella creazione dei loghi e delle grafiche, il colore blu proprio per questa particolare caratteristica.

Tantissime sono le applicazioni che utilizzano il colore blu: Linkedin, Facebook, Twitter e Tumblr sono solo alcuni esempi. Potrebbe essere stata quindi una strategia per poter fidelizzare maggiormente i propri clienti infondendo calma e serenità nonché anche questa sorta di dipendenza nell’utilizzo dell’applicazione.

Bisognava poi aspettarsi una riposta dal padrone di Facebook e Whatsapp, Mark Zuckerberg, la quale non tardò ad arrivare. Infatti in una intervista rilasciata al Times Mark Zuckerberg negò il legame fra la sua scelta e la teoria secondo cui il blu creerebbe dipendenza.  Il fondatore di Facebook infatti rivelò di soffrire di una forma di daltonismo che lo rese praticamente cieco ai colori rosso e al giallo. In questo senso la scelta del blu è stata obbligata poiché ,come lui ha poi dichiarato, esso era l’unico colore che riusciva a vedere nella sua interezza.

Facebook from pixabay

La dipendenza da colore blu resta quindi un’incognita ed il mistero che aleggia sul colore blu delle applicazioni resta ancora da risolvere. Il colore blu è uno dei principali colori scelti per grafiche e loghi, sarà stata una scelta casuale?

 

 

 

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