Febbre in vacanza: cosa fare se si hanno i sintomi da Covid-19

Può capitare di avere la febbre in vacanza. Come dobbiamo comportarci se si hanno i sintomi da Covid-19? Ecco come procedere. 

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Per molti italiani non è ancora arrivato il momento delle tante ‘agognate’ ferie. Dopo un inverno più lungo del solito che ci ha visto costretti a casa a causa dell’emergenza Coronavirus ora finalmente si parte.

Può capitare però che le tanto desiderate vacanze finiscano per rivelarsi un incubo se viene a mancare la salute. Specie in tempi di Coronavirus, quello che una volta era considerato solo un mal di gola o un raffreddore ora può rivelarsi come il sintomo di qualcosa di ben più grave.

Se a sorprenderci in vacanza è la febbre, infatti, di questi tempi occorre comportarsi seguendo alcune regole per non mettere a repentaglio la propria, ma soprattutto l’altrui salute.

Come comportarsi in caso di febbre in vacanza e se si sospetta di avere il Covid-19

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Febbre in vacanza (Adobe Stock)

Mentre in Italia molte persone devono andare ancora in vacanza diversi focolai si riaccendono destando non poche preoccupazioni.

E se le strutture ricettive, i ristoranti e le attrazioni di vario genere sono costrette a rispettare molte norme per poter tenere aperto in sicurezza, dall’altro lato molte persone non rispettano le regole. Così facendo mettono a repentaglio la propria ma soprattutto l’altrui salute.

Talvolta può capitare però che anche chi abbia tenuto un comportamento responsabile sia vittima in vacanza di febbre. Cosa fare allora in caso di sintomi riconducibili al Covid-19 se si è fuori casa?

Che il virus stia ancora circolando è cosa risaputa. Per scongiurare però una nuova ondata pandemica bisogna tenere a mente alcune regole di comportamento. Specie se si manifestano i sintomi che possono far pensare al Covid-19.

Se ci troviamo in vacanza e ci viene la febbre, dunque, dovremmo subito avvisare le autorità sanitarie locali in modo da sottoporci al test. In questo modo verifichiamo se abbiamo contratto il Coronavirus o se siamo semplicemente vittime di una comunissima influenza.

In particolare se la febbre dovesse essere superiore ai 37,5 °C e se ci dovessero essere sintomi da sindrome respiratoria come tosse, raffreddore e mal di gola è bene farsi un tampone per verificare ed eventualmente escludere che si tratti di Coronavirus.

Tra i sintomi inoltre possono comparire anche difficoltà respiratoria, brividi, malessere generale, perdita del gusto e dell’olfatto, diarrea.

Meno comuni ma comunque riconducibili alla Covid-19 inoltre, possono essere anche la congiuntivite, il mal di testa, le eruzioni cutanee e i geloni.

Quando siamo fuori casa se ci ammaliamo ci sentiamo spaesati e non sappiamo chi chiamare. In questo caso una telefonata al nostro medico di famiglia potrebbe aiutarci a trovare una soluzione anche nel luogo dove ci troviamo.

Telefonicamente il medico di base potrà darci alcune semplici indicazioni su come poterci muovere. Un altra buona idea potrebbe essere quella di chiamare il numero 1500 attivato dal ministro Roberto Speranza proprio per rispondere alle domande dei cittadini sul nuovo Coronavirus, attivo 24 ore su 24, tutti i giorni.

Se oltre ai sintomi citati siamo anche venuti a contatto con persone che hanno avuto la Covid-19 dovremo necessariamente metterci in contatto con l’Asl di zona e farsi fare un tampone. Di solito entro un paio di giorni dovremmo riuscire ad avere le risposte.

Nel sito del Ministero della Salute ci sono i numeri da chiamare delle Asl locali. In caso di stretta necessità inoltre si possono contattare il 112 o il 118, essendo numeri di emergenza.

Una volta che abbiamo avvisato le autorità queste procederanno a farci un tampone o dove ci troviamo o facendoci andare in una struttura apposita. Nel frattempo è bene mettersi in isolamento nella camera dell’hotel o comunque nel sito in cui ci troviamo attendendo le disposizioni delle autorità sanitarie.

Nel caso di positività, a seconda della gravità del caso, si valuterà se ricoverare il paziente in ospedale o se lasciarlo in isolamento nel luogo in cui si trova per almeno 15 giorni o fino a nuovo tampone.

Per quanto concerne il luogo in cui fare la quarantena, le cose cambiano a seconda delle regioni visto che non esiste una normativa nazionale. Secondo quanto afferma il Post, alcune sono attrezzate con alberghi sanitari, come la Toscana, mentre in altre occorre provvedere autonomamente. Inoltre, può verificarsi anche il caso che sia l’Asl ad occuparsi di riportare a casa il paziente infetto o che gli conceda di rientrare autonomamente con il proprio mezzo privato.

(fonte: ilpost.it)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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