“1994”, Stefano Accorsi e la genesi del Berlusconismo: al via la nuova stagione

“1994”, l’ultima stagione della saga ideata da Stefano Accorsi, inizia venerdì e racconterà (fra le altre cose) la genesi del Berlusconismo.

Stefano Accorsi e Miriam Leone sul red carpet di “1994” (Instagram)

Tangentopoli non è un’idea di Stefano Accorsi. L’attore, però, con la saga partita da “1992” e arrivata a “1994”, ha saputo raccontare meglio di chiunque altro (perlomeno dal punto di vista televisivo e seriale) quegli anni. Tempi a cavallo fra la Prima e la Seconda Repubblica, tempi in cui l’Italia veniva attaccata dagli stessi rappresentanti che avrebbero dovuto difenderla.

Accorsi col suo personaggio, il pubblicitario senza scrupoli Leonardo Notte, ci porta negli anfratti più torbidi della politica italiana del passato recente tracciando una radiografia verosimile del Berlusconismo. Coadiuvato da Paolo Pierobon, nei panni dell’ex Premier, Antonio Gerardi, Guido Caprino e Miriam Leone, viviseziona anni pieni e complicati in cui si è scritta gran parte della storia contemporanea.

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“1994”, Stefano Accorsi torna su Sky e racconta la genesi politica e sociale del berlusconismo

Stefano Accorsi e Bianca Vitali a Venezia (Getty Images)

Attualmente i tempi stanno cambiando, i social network hanno preso il posto dei comizi, ma le stanze dei bottoni esistono ancora e Accorsi, nel nuovo capitolo della serie – in onda da questo venerdì su Sky Atlantic – intende farcelo capire: come siamo arrivati alla ribalta del bene comune per prestare il fianco all’individualismo, come il culto della personalità abbia rimpiazzato quello della comunità.

L’ascesa e l’affermazione di un determinato modus operandi, che anticipa le ferite e cicatrici aperte ancora ai giorni nostri, rappresentata con la schiettezza di un intreccio e una fabula ben congegnati: sensazioni, musiche, suggestioni, ambienti ricostruiti minuziosamente sino al più piccolo dettaglio. Le maschere, così spudoratamente reali, possono muoversi agevolmente nel proprio habitat. È solo spettacolo, o forse no. Magari storia, la stessa che avrebbero voluto farci credere o che per assurdo non ci hanno raccontato fino in fondo.

“1994” ha l’aria di essere una chiusa – tutt’altro che comica – all’interno di un mosaico strutturato da mancanze: Notte, la Castello, Bosco accanto a Berlusconi, Di Pietro e Craxi. Tutte facce della stessa medaglia che respingendosi vicendevolmente finiscono per attrarsi in un articolato gioco delle parti che ci dimostra ancora una volta quanto il confine fra bene e male possa essere labile.

Sarà un’ultima stagione molto intesa che tirerà le somme di un’intelaiatura che ha sempre avuto un fine ultimo: l’affermazione delle reciproche solitudini che culmina nella brama di potere. L’odio, il rancore e il tatticismo abbiamo iniziato a rivalutarlo negli anni Novanta sotto i finti sorrisi di quegli stessi rappresentanti che si riveleranno parte importante anni dopo, all’interno di una trattativa – quella fra Stato e mafia – ancora oggetto di indagine. Accorsi scruta, annaspa e suggerisce, in questa melma perenne che i più scaltri chiamano civiltà mentre i più sensibili possono solo cercare di abituarsi all’indolenza, coltivando la speranza di un’inversione di rotta: con “1994” il fumo negli occhi verrà dissolto, ma soltanto per un attimo. Facciamocelo bastare.

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