Divorzio, quando la fine è un nuovo inizio: ecco come festeggiarlo

In America è boom delle feste di divorzio, ma come funziona un party del genere? Lo spiega Christine Gallagher, l’ideatrice. La celebrazione potrebbe presto attecchire anche da noi.

Aumentano i divorzi, sempre più coppie si dicono addio (Twitter)

“Quando inizi a festeggiare le brutte notizie, vuol dire che stai imparando a vivere”, chissà se Rocco Schiavone – il vicequestore più conosciuto di Aosta e dintorni, nato dalla penna di Antonio Manzini – mentre pronunciava questa frase pensava anche alla fine dell’amore.

Può arrivare in molte maniere, non ultima quella del divorzio: il tasso di coppie che scoppiano è in aumento, stiamo andando verso una società sempre più individualista ed anche queste sono le conseguenze. Quindi, come detto, meglio ammortizzare le brutte notizie: per questo sono nate, in America, le feste di divorzio.

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Feste di divorzio: in America è boom, nel nostro Paese ancora no anche se aumentano le separazioni

Marcello Mastroianni e Stefania Sandrelli in “Divorzio all’italiana” (Getty Images)

Un party per unirsi, un party per lasciarsi definitivamente. Quella che sembrava essere una follia, col tempo, è divenuta tendenza: l’idea è venuta, nel 2006, a Christine Gallagher che dopo essersi divorziata ha pensato bene di organizzare un rinfresco che poi è diventato un vero e proprio ricevimento con parenti ed amici al seguito.

“Non è un modo per gioire di qualcosa che va in frantumi – ha sottolineato la donna – piuttosto un’occasione per sottolineare l’importanza di aver rimediato ad una situazione infelice”, la trovata inizialmente ha fatto discutere, ma successivamente hanno iniziato a richiedere servigi di organizzatori sempre più persone (tra cui anche qualche celebrità) per dar vita a questi cocktail party.

Al punto che la Gallagher ha scritto e concepito un vero e proprio manuale su come organizzare questo tipo di ricevimento. Fra le altre cose, sono previsti dei meloni incavati che rappresenterebbero il volto dell’ex. Nell’epoca del Metoo, però, non sempre è consigliabile ricorrere a quest’ultimo espediente: “Non è obbligatorio – ha ribadito la Gallagher – c‘è a chi piace e a chi no. Ai miei nonni cattolici, ad esempio, avrebbe dato fastidio. Quindi ho evitato di farlo al mio party, poi non sono favorevole alla distruzione (seppur metaforica) dell’ex”.

Nel nostro Paese l’idea di festeggiare una fine piuttosto che un inizio non è ancora molto diffusa anche se i presupposti per attecchire in questo nuovo mercato delle celebrazioni ci sarebbero: all’inizio degli Anni 90 i divorziati erano circa 375 mila, adesso più di 1,6 milioni. I tempi cambiano, così come le esigenze, permane comunque la libertà di scelta: anche quella, se necessario, di tornare a dormire da soli in un letto a due piazze che, per alcuni, era diventato troppo stretto.

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