Bambino muore dopo asportazione di un tumore, la madre accusa l’ospedale

Bambino di tre anni operato per un tumore al cervelletto muore un mese dopo ma non per il male bensì, a detta della madre, per le scarse condizioni igieniche dell’ospedale Santobono di Napoli.

bambino ospedale
Foto da iStock

Il caso è esploso circa tre giorni or sono, in seguito a una denuncia arriva partita direttamente dal consigliere regionale dei Verdi Francesco Emilio Borrelli e dal conduttore de La Radiazza Gianni Simioli.

Proprio a quest’ultimo ha infatti esposto la sua storia Valeria Loffredo, madre del piccolo, che riferisce “gravi carenze durante la degenza”.

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Secondo quest’ultima infatti il suo piccolo di tre anni le sarebbe stato portato via non dal male contro cui lottava ma dall’ospedale a cui si era affidata.

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Bambino muore dopo operazione: madre accusa l’ospedale

Ospedale (Thinkstock)

Intervenuta in diretta a Radio Marte durante la trasmissione condotta da Simioli, Valeria Loffredo ha così raccontato la sua storia:

“Mio figlio è arrivato al Santobono il 12 febbraio. Soffriva di alcuni problemi fisici da tempo, minimizzati dal pediatra. Dopo gli esami gli era stato riscontrato un tumore al cervelletto. L’operazione è avvenuta dopo soli 3 giorni, il 15 febbraio, a causa della gravità del quadro clinico. Da quando è uscito dalla sala operatoria a quando è deceduto, circa un mese dopo a causa di una infezione, ho riscontrato una serie di carenze sul piano igienico”.

Il contesto descritto dalla donna parla di ambienti teoricamente sterili in cui però scorrevano davanti gli occhi camici vecchi e mai un paio di guanti:

“Il personale dell’ospedale – continua Valeria Loffredo – dimostrava tra l’altro una certa superficialità sia sulle norme igieniche sia sulla valutazione delle problematiche di mio figlio. Il bambino era spesso affetto da uno stato febbrile al quale i medici non davano peso”.

La situazione è poi precipitata fino a quando, il 18 marzo, il piccolo non si è spento:

“Dinanzi alla desaturazione lo hanno solo intubato, senza adottare altri provvedimenti. Tra l’altro ho scoperto che gli esami colturali che erano stati prescritti, da inviare al Cotugno, non erano stati effettuati, al contrario di quanto mi era stato detto”.

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Adesso, come purtroppo accade sempre più spesso, la verità e la giustizia sono l’unico obbiettivo per questa donna che, nel suo profondo, sa di aver perso ogni cosa ma, proprio in nome di ciò che ha perso, sa di dover lottare e raccontare.

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