Malasanità: donna lasciata con il feto morto nell’utero

Una storia drammatica per un’interruzione di gravidanza mal riuscita

Intervento chirurgico ( Christopher Furlong/Getty Images)
Intervento chirurgico ( Christopher Furlong/Getty Images)

Una donna ha denunciato una grave caso di malasanità in Brianza. Ve lo racconta CheDonna.it.

Interruzione di gravidanza non completata

Una donna di 38 anni della provincia di Monza è stata costretta ad abortire perché il bambino che portava in grembo era morto. L’episodio risale alla scorsa fine di maggio. Durante un controllo dalla sua ginecologa la donna ha scoperto che il feto, alla dodicesima settimana, non aveva più il battito cardiaco. Al dramma di questa notizia si è aggiunta l’urgenza di dover provvedere al più presto alla rimozione del feto dall’utero per evitare complicazioni ed infezioni. La donna aveva quindi contattato subito l’ospedale di Desio, in provincia di Monza e Brianza, vicino a casa sua, che le aveva fissato un appuntamento per l’intervento il mattino seguente.

Effettuato l’intervento, tutto sembrava essersi svolto in maniera regolare, ma il giorno dopo la donna ha iniziato a sentirsi male, con forti dolori all’addome. La donna ha quindi deciso di farsi visitare presso un altro ospedale, a Melzo, in provincia di Milano, dove i medici le hanno diagnosticato un principio di setticemia dovuto al feto morto che era rimasto nell’utero  e che evidentemente non sarebbe stato correttamente rimosso durante il primo intervento. La donna è stata sottoposta ad un altro intervento chirurgico, quindi ha sporto denuncia alla Procura di Monza.

Sarà ora la magistratura a dover fare chiarezza sull’accaduto.

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