Terrorismo, allarme rosso in Italia: “Dove ci vogliono colpire”

Dopo l’attentato a Strasburgo, è inevitabile che  l’allarme Terrorismo arrivi anche nel nostro Paese. Al momento da noi attenzione  “rimane alta”.

Nei prossimi giorni è previsto un incremento dei servizi di vigilanza nelle stazioni ferroviarie e negli aeroporti così come il monitoraggio di altri luoghi sensibili come monumenti ed edifici di culto. Questo è quello che è filtrato  dalla riunione del Comitato nazionale per l’ordine e la sicurezza pubblica a cui ha partecipato anche il ministro dell’Interno, Matteo Salvini.

Le parole di Salvini sul problema Sicurezza

Salvini ha voluto parlare chiaramente:

“Il livello d’attenzione è assolutamente alto su possibili obiettivi sensibili e mercatini di Natale. Ci saranno 30mila uomini delle forze dell’ordine sui treni da qui al 6 gennaio”.

E prosegue:

“Dobbiamo continuare a vivere come abbiamo sempre vissuto e non cambiare abitudini perché è quello che vogliono i terroristi”

Anche il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, ha voluto affermare che

“non si può efficacemente combattere la subdola pervasività del crimine transnazionale o del terrorismo senza una fitta rete di contrasto che veda uniti i Paesi di tutti i continenti – ha affermato il capo dello Stato -. Questo grave pericolo continua a manifestarsi, da ultimo con l’uccisione a Strasburgo di cinque persone e, tra esse, anche del nostro giovane connazionale Antonio Megalizzi“.

Arrestato a Bari voleva colpire San Pietro a Natale

Voleva compiere un attentato nella Basilica di San Pietro a Roma. Voleva colpire il cuore della cristianità. Voleva mettere  una bomba nella «chiesa più grande» d’Italia nel giorno di Natale o poco dopo, quando in quel luogo ci sono «il Papa e tanta gente, è pieno pieno pieno». Questo è quello che  stava progettando il 20enne somalo Mohsin Ibrahim Omar, alias Anas Khalil, noto sui social come Yusuf, lo stesso nome della scuola coranica estremista di Nairobi dove si sarebbe radicalizzato.

“Se Dio vuole, se serve alla causa, bisogna farlo, bisogna uccidere». Queste sono le frasi terribili pronunciate dal ragazzo dal carcere dove ora è detenuto. Ormai sono passati poco più di un mese di indagini, fatte di intercettazioni telefoniche, ambientali e telematiche, che hanno permesso agli inquirenti della Digos di Bari, coordinati dalla Dda, di raccogliere indizi sufficienti a ritenere fondato il pericolo che il 20enne stesse progettando un attentato a Roma per le feste di Natale.

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