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Dopo la richiesta di condanna all’ergastolo per Massimo Bossetti, formulata lo scorso 18 maggio nella sua lunga requisitoria dalla Pm Letizia Ruggeri, ieri al processo per l’uccisione della tredicenne Yara Gambirasio sono intervenuti gli avvocati di parte civile. La difesa della famiglia di Yara ha chiesto complessivamente a Bossetti un risarcimento di 3 milioni, 249 mila e 230 euro per l’omicidio della tredicenne: 1.838.000 euro per la mamma di Yara, 983.970 euro per il papà e 427.260 euro per la sorella Keba. Cifre calcolate sulla base di tabelle del Tribunale di Milano relative ai danni morali. Inoltre, 100.000 euro di risarcimento per calunnia sono stati chiesto dal legale di Massimo Maggioni, il collega che Bossetti tentò in un primo momento di accusare del delitto. Gli avvocati della famiglia Gambirasio hanno ricostruito il caso in aula, avallando gli accertamenti della Procura di Bergamo, eccetto il movente. La Pm Letizia Ruggeri aveva detto che il movente dell’uccisione di Yara non poteva essere determinato con certezza, mentre per gli avvocati dei Gambirasio c’è ed è evidente: “Il movente dell’omicidio di Yara è chiaro e limpido ed è di natura sessuale”, ha affermato l’avvocato Enrico Pelillo. Il legale ha parlato anche del dna di Bossetti ritrovato sul corpo di Yara, definendolo “una prova stoica, inossidabile, inconfutabile, è un macigno: è la firma di Massimo Bossetti al delitto di Yara”. Quindi l’accorato e a tratti commosso appello dell’avvocato Andrea Pezzotta all’imputato: “Ci dica come sono andate veramente le cose. Lei è un uomo tormentato: liberi la propria coscienza, così potrà vivere meglio. È lei che deve decidere e non le resta molto tempo. Per la famiglia sarebbe importantissimo saperlo”.

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