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I presunti terroristi jihadisti arrestati in Lombardia poco prima di partire come foreign fighters per i territori di Iraq e Siria stavano progettando attentati in Italia, a Roma e in Vaticano. Sono le ultime sconcertanti rivelazioni emerse dall’inchiesta della Procura distrettuale di Milano insieme alla Procura Nazionale Antimafia e Antiterrorismo, cui ha fatto seguito l’operazione congiunta di Ros e Digos che ha portato all’arresto dei sospetti terroristi. Secondo quanto sarebbe emerso dalle intercettazioni, alcuni degli arrestati avrebbero parlato tra loro di possibili attentati terroristici con una “particolare attenzione a Roma”. “Per questi nemici giuro, se riesco a mettere la mia famiglia in salvo, giuro sarò io il primo ad attaccarli (…) in questa Italia crociata, il primo ad attaccarla, giuro, giuro che l’attacco, nel Vaticano con la volontà di Dio“. Queste affermazioni terrificanti sono contenute in un audio inviato lo scorso 25 marzo da Abderrahim Moutaharrik a Mohamed Koraichi, arrestati entrambi nel blitz antiterrorismo di ieri. Abderrahim Moutaharrik era un kickboxer piuttosto affermato tra i praticanti questa disciplina sportiva e lavorava da sette anni in Italia. Insomma la sua è una storia di integrazione riuscita e il suo arresto ha lasciato di stucco in molti, anche italiani. Le sei persone arrestate nell’operazione o per le quali è stato emesso l’arresto, sono oltre a Moutaharrik, Mohamed Koraichi e la moglie italiana Alice Brignoli che ha cambiato nome in Aisha dopo la conversione all’Islam, la coppia è latitante e per inquirenti e investigatori si trova con i tre figli di 6, 4 e 2 anni nel territorio dell’organizzazione terroristica Stato Islamico; è stata invece arrestata la moglie di Moutaharrik, Salma Bencharki, così come è stata arrestata a Baveno, in provincia di Verbania, Wafa Koraichi, sorella di Mohamed Koraichi. Poi è finito in carcere Abderrahmane Khachia, fratello di Oussama Khachia, un foreign fighter cresciuto a Brunello (Varese) ed espulso dall’Italia il 28 gennaio 2015 per alcuni post su Facebook a favore dell’Isis. L’uomo fu allontanato anche dalla Svizzera e avrebbe raggiunto la Siria dove sarebbe morto dopo essersi unito al Califfato.

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