Via libera ad impianto di embrioni congelati 20 anni prima

Il Tribunale civile di Bologna ha dato il via libera all’impianto di embrioni congelati circa 20 anni fa, accogliendo la richiesta di una donna di 50 anni del Ferrarese che aveva fatto ricorso alla fecondazione assistita al Policlinico Sant’Orsola di Bologna prima della legge 40, nel 1996.

A scientific researcher works with embry

La donna si sposò nel 1998, ma nel 1996, fece un primo tentativo di fecondazione assistita che non riuscì e gli otto embrioni non impiantati furono pertanto congelati. A seguito di una lunga malattia del marito, la coppia non tentò più di riprovare la tecnica di fecondazione e nel 2010, confermò la volontà di mantenere gli embrioni.

Dopo il decesso del marito, avvenuto nel 2011, la donna si è rivolta al centro chiedendo l’impianto. Ma nonostante il nulla osta del comitato di bioetica dell’università, la direzione negò la possibilità di eseguire il procedimento di fecondazione assistita in quanto in base ad una interpretazione della legge 40, i due coniugi dovevano essere in vita, per farlo.

La donna avviò un primo ricorso che nel 2013 venne rigettato. Ma il tribunale di Bologna ha finalmente dato ragione alla donna riferendosi all’ordinanza alla legge 40 del 2004, che in Italia vieta la crioconservazione di embrioni se non nel caso in cui la donna, dopo la fecondazione, non possa procedere all’impianto per gravi motivi di salute, ma regola anche con linee guida le procedure di fecondazione intraprese prima della sua entrata in vigore, come nel caso della coppia.

I giudici hanno ritenuto che “in caso di embrioni crioconservati, ma non abbandonati, la donna ha sempre il diritto di ottenere il trasferimento“. Inoltre, i giudici hanno specificato nell’ordinanza che “vista l’età della donna, l’aleatorietà dei risultati della fecondazione assistita e le maggiori difficoltà proporzionate al progredire dell’età, è necessario provvedere in via d’urgenza, non potendo la 50enne “attendere il normale esito di un procedimento civile ordinario, stante la sua lunga durata”.

Una sentenza “pro vita” per il legale Boris Vitiello che ha seguito il caso: “E’ una vittoria importante per due ragioni: da’ il diritto alla donna di decidere essa stessa sui propri embrioni crioconservati, e in questo modo gli embrioni crioconservati prima della legge 40 ricevono un’osservazione e una tutela molto forte”.
“Senza l’intervento del tribunale cui si è fatto ricorso, non si sarebbe potuto conoscere quale sorte riservare ad embrioni già formati”, ha poi aggiunto l’avvocato.

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