Scopri come il condono contributivo può aiutarti a correggere gli errori nei versamenti e ad aumentare l’importo della pensione statale.
Dopo una vita di lavoro e contributi versati, ci si aspetta che la pensione rifletta fedelmente ogni anno di servizio. Eppure non sempre è così: errori di calcolo, omissioni nei versamenti, periodi di lavoro non correttamente registrati possono ridurre l’importo dell’assegno mensile senza che il diretto interessato se ne accorga subito.

Per molti pensionati statali, scoprire queste discrepanze avviene spesso troppo tardi, quando il danno è già fatto e il rischio è di vedersi negare una parte di ciò che spetta di diritto. Negli ultimi anni però è arrivata una misura che potrebbe rimettere le cose a posto: il condono contributivo. Una possibilità concreta per correggere vecchi errori e, in alcuni casi, aumentare la pensione senza versare nemmeno un euro in più.
Condono contributivo: la sanatoria che può far crescere l’assegno mensile
Il condono contributivo nasce per risolvere una serie di storture accumulate negli anni, soprattutto nel settore pubblico. Grazie a questa sanatoria le amministrazioni possono aggiornare le posizioni contributive incomplete senza dover versare retroattivamente i contributi mancanti. L’Inps, a quel punto, ricalcola la pensione del lavoratore interessato e, se emergono periodi in più o errori sanati, l’assegno può crescere e in alcuni casi arrivano anche arretrati importanti.
La novità principale, introdotta con la circolare Inps n. 118 del 2025, riguarda i periodi di paga fino al 31 dicembre 2004: le amministrazioni che hanno trasmesso le denunce mensili vengono considerate automaticamente in regola, anche se la prova del pagamento effettivo non è disponibile. Questo sblocca tante situazioni rimaste ferme per anni e offre una seconda chance a chi rischiava di perdere parte della pensione.

Non tutti però hanno gli stessi diritti. Chi è andato in pensione da meno di tre anni può ottenere il ricalcolo dell’assegno e gli eventuali arretrati. Per chi ha superato i tre anni dalla decorrenza della pensione la sanatoria serve comunque a correggere i dati, ma l’aumento dell’assegno potrebbe non essere immediato. In ogni caso si tratta di un aggiornamento ufficiale che potrà produrre effetti in futuro o in caso di nuove verifiche.
C’è poi un aspetto che pochi considerano: la correzione dei contributi incide anche sul TFR e sul TFS, cioè la liquidazione spettante ai dipendenti pubblici. Versamenti incompleti possono aver ridotto l’importo finale, e con il ricalcolo ci si potrebbe trovare con una buonuscita più sostanziosa.
La possibilità di usufruire del condono è stata prorogata fino al 2025: c’è quindi tempo per chiedere il controllo della posizione contributiva, rivolgendosi alla propria amministrazione, all’Inps o a un patronato. Un passo che potrebbe tradursi in più soldi ogni mese e in una pensione finalmente calcolata nel modo giusto. In tempi di bilanci familiari sempre più stretti, non è certo un dettaglio da trascurare.





