Prende a pugni un Picasso: la costosissima performance di uno spagnolo

Ha preso a pugni un Picasso esposto in uno dei musei più famosi del mondo: il genio dell’arte a cui non è andata benissimo.

pugni picasso
Busto di Donna – Pablo Picasso (Instagram)

La performance art è una branca importantissima dell’arte contemporanea.

Consiste in un gesto artistico, nell’esecuzione di un atto significativo davanti a un pubblico e, a volte, all’insaputa del pubblico stesso.

La performance art non crea opere d’arte durature, ma esperienze, momenti memorabili che rimarranno impressi nella memoria di chi assiste alla performance.

Di sicuro, la performance che è “andata in scena” al Tate Museum di Londra rimarrà molto impressa anche nella mente del performer che l’ha eseguita, dal momento che avrà molto tempo per pensarci, in galera.

Prende a pugni un Picasso al Tate Modern di Londra: arrestato

Pablo Picasso
Pablo Picasso (Wikipedia)

Si chiama Shakeel Ryan Massey, ha vent’anni ed è di origine spagnola: è questo l’identikit del ragazzo che il 28 Dicembre 2019 ha preso a pugni la teca del Tate Museum di Londra in cui era custodita ed esposta una tela di Pablo Picasso.

Dopo essersi avvolto la mano in una sciarpa, il giovane ha colpito più volte la teca di vetro per mandarla in frantumi, quindi ha continuato a prendere a pugni il quadro ripetutamente, fino a lacerare la tela e infine a rimuoverla dal muro.

Il tutto è avvenuto sotto gli occhi sconcertati dei visitatori che, credendo di trovarsi in presenza di un pazzo, naturalmente non si sono azzardati a intervenire. A bloccare il ragazzo sono stati gli addetti alla sicurezza del Museo, che lo hanno consegnato alle forze dell’ordine.

Il giudice che si è trovato a esprimersi sul caso si sono trovati davanti allo sconcertante caso di un avvocato difensore che, non sapendo letteralmente che pesci prendere per difendere l’operato del suo assistito, ha preferito la brutale onestà: “Ha cercato stupidamente i suoi cinque minuti di fama” ha dichiarato il legale durante l’udienza ed, evidentemente, il giudice è stato perfettamente d’accordo con lui.

L’imputato è stato condannato a scontare 18 mesi di carcere e si tratta di una pena esemplare: il tribunale ha infatti voluto seguire il classico rito del “punirne uno per educarne cento”, con la precisa volontà di educare le nuove generazioni al rispetto per l’arte.

Il giudice Jeremy Donne, che ha emesso la condanna, ha dichiarato: “Era difficile arrivare a concludere qualcosa di diverso dal fatto che questo reato sia stato commesso per raggiungere la notorietà”.

Quando è stato interrogato sui motivi del gesto, infatti, il giovane ha spiegato di non essere un vandalo ma di aver semplicemente eseguito una performance d’arte. A sostenere la sua tesi anche una serie di appunti deliranti che il “performer” stringeva nella mano con cui non ha colpito la teca. Si trattava di “profezie” in merito al suo arresto e alla sua condanna.

Inoltre, sempre in quegli appunti veniva citato il caso di un artista polacco che nel 2012, sempre al Tate Modern, danneggiò un’altra delle opere esposte. Evidentemente il ragazzo spagnolo si sentiva in qualche modo un “erede” del suo collega polacco e intendeva imitare la sua impresa.

Tra l’altro, il valore del quadro di Picasso preso a pugni nel museo Londinese è di 20 milioni di Euro. Secondo le desolanti stime che sono state necessarie per capire come riparare i danni, serviranno 450.000 Sterline, cioè oltre 500.000 Euro, per far tornare il quadro allo stato originario, senza contare naturalmente i danni alla teca di proprietà del Museo.

https://www.instagram.com/p/CER1ubXgdCL/

Questa che arriva da Londra non è l’unica notizia di atti vandalici contro opere d’arte che è girata sul web in questo periodo. Recentemente, infatti, una ragazza di Agrigento ha deciso di scattarsi una foto inappropriata con la statua di un famosissimo scrittore morto di recente e, per gli attacchi degli haters e la vergogna ha dovuto cancellare il suo profilo Instagram. Almeno in quel caso, stando a quello che afferma la protagonista della storia, non c’era alcuna volontà di ottenere i famosi cinque minuti di celebrità. Si è trattato di stupidità allo stato puro.

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