Freddie Mercury raccontato dal chitarrista e dl batterista dei Queen

Brian May e Roger Taylor, il chitarrista e il batterista dei Queen, raccontao a Grazia chi era veramente il mitico Freddie Mercury.

Foto da Instagram @freddiemercuryclub

“In privato era timidissimo, in pubblico era l’opposto: d’altronde su di sé portava il peso di essere non solo il volto più popolare del gruppo, ma anche quello tra noi che conduceva quel tipo di vita che incuriosisce parecchio gli affamati di gossip”

Ecco come era veramente Freddie Mercury, almeno stando a quanto raccontato da Brian May e Roger Taylor, il chitarrista e il batterista dei Queen, a Grazia.

Dall’uscita del capolavoro Bohemian Rapsody il mito di Freddie Mercury è, se possibile, ancor più amato e seguito: tutti pensano di conoscerlo come una ratello, di averne svelato tutti i segreti e che il personaggio e la persona oramai coincidano.

Nulla di più lontano dal vero e a confermarlo arrivano proprio due signori che lo conoscevano più che bene.

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Chi era veramente Freddie Mercury?

Foto da Instagram @freddiemercuryclub

Non che Brian May e Roger Taylor non abbiano apprezzato il film e il suo geniale protagonista, oramai pronto a entrare veramente nel mito con quell’interpretazione valsa un Premio Oscar e una sterminata popolarità:

“Rami era talmente attaccato al suo personaggio che, quando abbiamo ipotizzato di tagliare la scena in cui cantava Crazy Little Thing Called Love, lui ha insistito per girarla: aveva persino imparato a suonare la chitarra per farla meglio”

E gli fa eco Roger Taylor:

“Rami è andato oltre la semplice recitazione. Ha assorbito a tal punto il personaggio da arrivare a sentire la voce di Freddie dentro di sé”

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Freddie Mercury era però un mistero in parte anche per chi lo conosceva meglio e gli era vicino da anni.

“I primi anni, quando non avevamo molti soldi da parte, dividevamo le camere d’albergo e io ero con Mercury: so bene quante ragazze gli facessero visita”, racconta May, sottolineando di aver ignorato per molti anni l’omosessualità di Mercury.

Ancora oggi del resto una affascinante alone di mistero sembra ricoprire la figura del genio immortale della musica e, in fin dei conti, forse va bene anche così.

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