Giallo di Arce, un caso mai chiuso con l’agghiacciante verità per Serena

Una nuova perizia consegnata alla Procura di Cassino ha indicato come assassino di Serena Mollicone, la ragazza 18enne uccisa nel giugno del 2001 uccisa ad Arce, il figlio dell’ex maresciallo dei Carabinieri del comune in provincia di Frosinone.

Serena Mollicone (foto dal web)

 

Una clamorosa svolta è arrivata nelle indagini sull’omicidio di Serena Mollicone, la 18enne uccisa ad Arce (Frosinone) il 1° giugno 2001. La ragazza, secondo i risultati di una nuova perizia consegnata alla Procura di Cassino, sarebbe stata uccisa da Marco Mottola, il figlio dell’ex comandante della Stazione dei Carabinieri del comune in provincia di Frosinone.

Omicidio Arce: sul registro degli indagati anche altre persone

Dopo 18 anni di indagini, durante le quali sono state svolte perizie, ricostruzioni ed esami del DNA, gli investigatori sembrano aver dato un nome ed un volto all’assassino di Serena Mollicone, la ragazza uccisa ad Arce, comune in provincia di Frosinone il 1° giugno del 2001. Il corpo senza vita della 18enne venne rinvenuto dalla Protezione Civile con le mani ed i piedi legati, naso e bocca imbavagliati con del nastro adesivo e la testa stretta in un sacchetto di plastica, in un boschetto ad Anitrella, frazione di Monte San Giovanni Campano a due giorni dalla sua scomparsa. A dieci anni dall’omicidio vennero iscritti nel registro degli indagati, nel giugno 2011 con l’accusa di omicidio volontario e occultamento di cadavere l’ex maresciallo dei Carabinieri Franco Mottola, sua moglie Anna e suo figlio Marco. Nel 2018 è stata effettuata una nuova perizia dalla quale emerge che l’omicidio della ragazza sia avvenuto nella Caserma dei Carabinieri di Arce e stando ad i nuovi accertamenti l’assassino sarebbe Marco Mottola che, secondo le ricostruzioni effettuate dagli inquirenti, avrebbe ferito Serena, facendola urtare contro una porta. La ragazza 18enne, secondo l’autopsia, sarebbe poi deceduta per asfissia in agonia per il nastro adesivo con il quale le erano stati tappati naso e bocca. Risultano tuttora indagati il padre di Mottola, Franco ex maresciallo dei Carabinieri, la madre accusati di concorso morale nell’omicidio e per istigazione al suicidio del brigadiere Tuzi, il luogotenente Vincenzo Quatrale, e con quella di favoreggiamento l’appuntato Francesco Suprano. Il brigadiere Santino Tuzi, si suicidò con la pistola d’ordinanza all’interno della sua autovettura nel 2008 dopo aver scoperto di essere stato inserito nelle indagini come persona informata sui fatti.

 

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