Ragazza italiana uccisa in Svizzera: non è stata una rapina

Ragazza italiana uccisa in Svizzera: è giallo. Si pensava ad una rapina sull’assassinio della povera ricercatrice piemontese, ma le cose starebbero diversamente.

Polizia a Ginevra (FABRICE COFFRINI/AFP/Getty Images)
Polizia a Ginevra (FABRICE COFFRINI/AFP/Getty Images)

Il caso di Valentina Tarallo, 29 anni, ricercatrice italiana a Ginevra, uccisa a sprangate la sera di lunedì 10 aprile mentre rientrava in casa, sarebbe più complesso di quanto potesse sembrare in un primo momento.

I media avevano riportato la notizia della morte della giovane, originaria di La Loggia, in provincia di Torino, scrivendo che era stata vittima di una rapina. I particolari emersi nelle ore successive farebbero però pensare che la vittima conoscesse il suo aggressore, un giovane di origine africana tra i 20 e i 30 anni, alto 1.90 m e già noto alle forze dell’ordine, sembra proprio per aggressione.

Ragazza italiana uccisa a Ginevra: le indagini

La polizia svizzera indaga sull’accaduto ed è stata aperta un’inchiesta per omicidio. La magistratura svizzera ha invitato “gli eventuali testimoni a mettersi rapidamente in contatto con la polizia giudiziaria ginevrina”. La stampa locale aveva scritto inizialmente che l’aggressore aveva tentato di rubare la borsa alla ricercatrice e l’avrebbe poi uccisa a seguito della rapina fallita. Il quotidiano La Tribune de Genève, tuttavia, ha riferito che l’aggressore potrebbe essere una conoscenza della vittima. Gli inquirenti, al momento, non forniscono particolari.

Valentina Tarallo si era trasferita a Ginevra per un dottorato in microbiologia molecolare. I suoi genitori vivono a La Loggia. Nelle ultime ore hanno raggiunto la Svizzera.

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