Strage Charlie Hebdo. I punti poco chiari secondo il blog di Grillo.

Nel blog di Beppe Grillo è stato pubblicato un articolo, a firma Aldo Giannulli, all’interno del quale vengono posti in rilevanza alcuni punti molto poco chiari della triste vicenda “Charlie Hebdo”.

Punti che vanno a concludersi nientemeno che con l’ipotesi secondo la quale, nell’attentato terroristico che ha portato alla morte di dodici persone, ci siano altri interessi e altre “manine” e che forse gli attentatori stessi siano stati in parte lasciati fare. Al momento quel che è certo è che le notizie che ci giungono da Parigi sono ancora molto frastagliate e che le indagini della polizia francese sono principalmente volte all’individuazione e all’arresto dei colpevoli della strage e che sulle motivazioni e sul perché di certe “mancanze” ci sarà tempo di lavorare in seguito.

Per ora vediamo insieme quali sono questi punti oscuri, di modo che ognuno può, nel suo piccolo, fare le proprie considerazioni.

Blog Grillo

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Punti oscuri nell’attentato di Charlie Hebdo secondo il blog di Beppe Grillo

Nel primo punto ci si chiede come mai un obiettivo così sensibile quale la redazione del Charlie Hebdo, già a suo tempo presa di mira in un altro attentato a colpi di molotov, fosse così scarsamente protetto.

Nel secondo punto la domanda è relativa alla “scarsa prevenzione”, ossia sul come sia possibile che al servizio segreto francese, uno dei più efficienti al mondo, possano essere sfuggiti questi tre jihadisti reduci della guerra in Siria, già segnalati dalle autorità statunitensi.

Terzo punto: dove e come si sono procurati le armi? E’ così facile in Francia procurarsi ed andare in giro con un arsenale quale quello utilizzato dai killer?

Quarto punto, ma stavolta è più una recriminazione nei confronti della scarsa chiarezza dei mezzi d’informazione, è sulla professionalità o non-professionalità degli attentatori. Alcuni giornali parlano di un modus operandi tipico dei guerriglieri più esperti ed addestrati, altri parlano al contrario di traiettorie di tiro che si incrociano e di scarpe che vengono perse in azione, non proprio sinonimo di un’eccellente preparazione.

Il quinto punto si ricollega in parte al precedente in quanto viene preso in analisi forse l’errore più grosso commesso dai terroristi: lo smarrimento all’interno dell’auto di una carta d’identità.

Il sesto ed il settimo punto sono anch’essi collegati in quanto si fa una stima dei tempi intercorsi tra l’inizio dell’azione del commando (con l’immediata, si suppone, chiamata alla polizia) e la fuga finale dei due attentatori. Possibile che tra il tempo dell’attacco e quello della fuga, durante il quale, ricordiamo, uno dei terroristi perde anche una scarpa ma ha tutto il tempo di raccoglierla, non si è riusciti a creare nel frattempo un cordone di polizia intorno all’area per bloccare l’auto?

L’ottavo e ultimo punto è legato al terzo terrorista, l’autista, che si è consegnato ma solamente per comunicare che non era lui l’uomo ricercato dalle autorità in quanto in possesso di un alibi di ferro. E allora dov’è questo terzo attentatore? Non se n’è più saputo nulla.

Insomma come già detto ancora è sicuramente troppo presto per poter capire come e perché gli eventi si siano svolti in una certa maniera. C’è di certo che, almeno in parte, questa analisi fa riflettere.

 

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