Psiche: La vergogna cosa è e perchè la proviamo?

(IStock)

La vergogna fa parte della vasta gamma delle emozioni che ci contraddistinguono in quanto essere umani. Si può considerare una emozione secondaria e cioè non è innata, non è presenta fin dalla nascita, ma si è formata in un secondo momento attraverso la relazione con gli  altri e l’ambiente esterno in cui cresciamo.

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La vergogna: un’emozione secondaria

Caratteristica delle emozioni secondarie è il loro aspetto introspettivo e autoreferenziale e sono legate all’introiezione delle regole e delle norme culturali. La vergogna è la più complessa tra le emozioni secondarie perchè è legata alla percezione che abbiamo di noi stessi, alla nostra autoconsapevolezza quindi.

Alla vergogna è legato il senso di nudità, di fragilità e di trasparenza, quando questa emozione si manifesta è accompagnata dalla sensazione di essere stati scoperti e ad essa si associa il desiderio di voler sparire diventare invisibili dallo sguardo degli altri. Quando compare questa emozione?

La vergogna si manifesta nel momento in cui sentiamo di avere sbagliato, di aver fatto o messo in atto un comportamento che viola le regole condivise. Non ha una connotazione temporale precisa e stabile ma coinvolge il passato, il presente e anche il futuro ma indipendentemente dal tempo porta con sè un forte dolore. Infatti quando ci vergogniamo quello che proviamo è un senso di inferiorità rispetto all’altro, ci sentiamo giudicati nel profondo e vorremmo essere diversi da come siamo. La prima cosa che facciamo quando ci vergogniamo è allontanare e abbassare lo sguardo rispetto all’altro e arrossiamo abbiamo la voglia di nasconderci di diventare invisibili. Alla vergogna reagiamo in due modi: siamo portati ad arrabbiarci oppure tendiamo ad isolarci, questo dipende dal nostro carattere.

Ogni cosa può comportare il senso di vergogna poi sta a noi capire cosa considerare importante e cosa invece non lo è. Questa emozione è comunque molto utile perchè svolge al funzione di regolatore sociale, dobbiamo stare attenti a non farla diventare un giudice severo di noi stessi e degli altri.

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