Iniziamo col creare relazioni che ci gratifichino e consentano di condividere e poter soddisfare le nostre necessità, per entrare in un nuovo circolo virtuoso e funzionale. Possiamo trovare ogni giorno un possibile riscatto negli occhi dell’altro che entrando in modo positivo in relazione con noi può farci sentire amati, riconosciuti, validati come non lo siamo stati prima d’ora.
Ma questo dipende unicamente da noi. Se intorno a noi abbiamo alzato un muro e continuiamo a vivere chiusi dentro o interagiamo prevalentemente in modo agonistico vedendo in tutte le cose un pericolo, tutto questo renderà la cosa più difficile. Le conseguenze sono continue frustrazioni, si persevera nel proprio dolore, nelle mancanze e rafforza la già poca autostima.
Le nostre ferite possiamo curarle, ma dobbiamo e possiamo farlo soltanto noi. Abbattere lentamente il muro che ci separa dal resto del mondo, fare un passo alla volta verso una modalità più collaborativa che permetta realmente di relazionarsi con l’altro, di far funzionare la nostra vita e i nostri rapporti. Lo si può fare autonomamente, e spesso ci riusciamo. Ma quando tutto ciò non è possibile, si può fare un buon percorso di psicoterapia che ci sostiene e ci conduce in tale direzione.
La psicoterapia può aiutarci a oltrepassare quel muro che ci ha allontanato da tutto e da tutti, può farci capire come entrare in relazione con l’altro, come imparare a condividere con qualcuno diverso da noi, apprendere il funzionamento più adeguato per costruirsi una vita gratificante.
Le ferite del passato, le ferite dell’infanzia non si possono cancellare, ma possiamo evitare di crearcene altre con le nostre mani. L’unico riscatto vero che possiamo ottenere è vivere un presente migliore e lasciarci il passato alle spalle. Potremmo vivere un presente in cui sentirci completi, persone di valore e questo anche grazie all’altro. E’ un progetto, questo, che può essere realizzato.