Iraq: le donne vendute come schiave dell’Isis

La triste storia delle donne vendute ai miliziani dello Stato Islamico.

Donna in Iraq (Spencer Platt/Getty Images)
Donna in Iraq (Spencer Platt/Getty Images)

Vendute come schiave, come accadeva nell’antichità. Succede nei territori dell’Iraq controllati dal califfato.

Donne vendute come schiave in Iraq

Ci sono luoghi al mondo dove la barbarie delle guerre, la ferocia delle dittature e le atrocità del fondamentalismo non sembrano avere mai fine, martoriando un popolo e un territorio. Uno di questi luoghi al mondo è l’Iraq. Sconvolto da decenni di guerre, alternati a dittature, l’Iraq è finito in parte sotto il controllo dei jiahdisti del cosiddetto Isis, acronimo inglese che sta per Stato dell’Iraq e della Siria (o Isil, Stato dell’Iraq e del Levante, come anche viene chiamato). Non un vero e proprio Stato, ma un’organizzazione terrorista formata da fondamentalisti violenti e spietati, che dicono di agire in nome della religione, ma quello che diffondono sono solo morte e orrore.

Tra le brutalità commesse dai miliziani vestiti di nero ci sono, e non potevano mancare in un gruppo di fondamentalisti, le violenze e gli abusi nei confronti delle donne. In molti ricorderanno il pianto disperato della donna appartenente alla minoranza Yazida, che un anno fa implorava l’aiuto delle autorità irachene per il suo popolo e le sue donne massacrate.

Ora, l’ultima barbarie di cui si ha notizia in Iraq è il mercato delle schiave a Fallujah, città già devastata nel 2003 da un pesante bombardamento degli americani durante la seconda guerra in Iraq, quella voluta da Bush junior contro Saddam Hussein. Nella città sunnita irachena, l’Isis ha istituito un vero e proprio mercato per mettere in vendita “un centinaio di donne siriane bottino di guerra”. Il prezzo va dai 500 ai 2.000 dollari a schiava. Un orrore indescrivibile, denunciato dal ministero iracheno per i Diritti dell’Uomo che l’ha definito la “Jihad della fornicazione”.

“Le bande terroristiche di Daesh (acronimo in arabo dell’Isis) – si legge nel comunicato del ministero iracheno – hanno istituito un mercato di schiave e di sesso nella città di Fallujah, dove hanno fatto arrivare circa 100 donne siriane bottino di guerra in un mercato adiacente alla Grande Moschea di Fallujah, che apre i battenti ogni giorno dopo l’ora di al Iftar”, ovvero quando termina il digiuno giornaliero del mese di Ramadan, iniziato due settimane fa. Le donne, spiega ancora il ministero, non sono solo vendute ma anche date in regalo: “I criminali dell’Isis hanno inventato anche un concorso per la lettura del Corano. Ai primi tre classificati, in premio una donna”.

Viene da chiedersi cosa c’entri tutto questo con quella religione che i jihadisti dicono di voler difendere diffondere, e soprattutto come sia tollerabile un tale mercimonio nei pressi di un luogo sacro come dovrebbe essere una moschea.

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