RUANDA: il console italiano merita il Nobel

Una storia simile a quella di Schindler’s List

Si chiama Pierantonio Costa e durante la guerra civile in Ruanda nel 1994 salvò 123 italiani, 500 ruandesi e un migliaio di bambini, rischiando la propria vita. Ora l’Associazione Bene Rwanda lo vuole candidare al Nobel per la Pace.

All’epoca Costa era console italiano e si sentiva responsabile della sicurezza dei nostri connazionali in Ruanda. Nella borsa portava le liste che aveva compilato personalmente per chiedere il permesso di uscita alle prefetture delle varie città. Ma non si fermò lì. Messi in salvo gli italiani, pensò ai suoi dipendenti ruandesi. Sarebbero stati uccisi se fossero rimasti lì. Quindici di loro rimasero chiusi nella sua vecchia abitazione fino alla fine del conflitto.

Viaggiava da una città all’altra, vestito sempre allo stesso modo per essere riconoscibile. E pagava i miliziani per passare le frontiere con i suoi minibus carichi di persone da salvare.

Ora Costa è in pensione e si occupa dei suoi figli e delle ditte che ha avviato e lasciato loro in gestione. Non ha mai incontrato nessuno dei bambini che ha salvato nella sua lunga processione da una città all’altra del Ruanda. Dopo averne salvato un migliaio circa, un colonnello suo amico gli fece capire che non doveva farsi vedere ancora, altrimenti sarebbe stato ucciso.

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