Dalla comunicazione verbale a quella non verbale

Comunicazione, un’abilità che il bambino sviluppa mese dopo mese e che, ancora una volta, dipende in gran parte dall’interazione con il genitore. Ce la spiega Teresa Benedetti, la nostra psicologa di fiducia per le “faccende da mamma”. Dopo il capitolo sull’autoconsapevolezza ecco quello sul linguaggio.

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Come abbiamo detto bambino e genitore si influenzano reciprocamente, attraverso l’invio e la ricezione di segnali. La comprensione che le loro azioni producono sull’altro conseguenze prevedibili, avviene, nel bambino, in modo molto graduale. Lentamente inizia a comprendere ed ad usare queste azioni in modo pianificato e deliberato. Le prime interazioni con l’adulto avvengono perlopiù sul piano non verbale.

Affinchè ci sia una comunicazione ci deve essere accordo reciproco sul tema e sulla natura dell’argomento. Nei primi mesi di vita la comunicazione è per lo più incentra sull’interazione faccia a faccia, tutta l’attenzione dei partecipanti è diretta alle espressioni facciali, al suono della voce e ai movimenti. E’ intorno ai 5 mesi che si hanno i primi cambiamenti, infatti grazie alla comparsa delle capacità manipolative, il piccolo rivolge la sua attenzione al mondo degli oggetti, afferrandoli e maneggiandoli. Si crea a questo punto un problema, ossia come strutturare l’interazione intorno agli oggetti dell’ambiente esterno. Questo avviene perché le capacità attentive del bambino sono ancora limitate, si può occupare o di un oggetto o di una persona, ma non di entrambi contemporaneamente. Starà all’adulto convertire una situazione bambino – oggetto in una bambino – oggetto- adulto.

E’ introno agli 8-9 mesi che si assiste alla comparsa di nuove abilità, che modificano il comportamento del bambino rendendolo più flessibile, coordinato e finalizzato. Il bambino diventa in grado di gestire più attività contemporaneamente. Compaiono i primi gesti, come modalità comunicative convenzionali. Il primo gesto a comparire è l’indicare, attraverso questo gesto il piccolo mostra il suo interesse per un oggetto specifico. All’inizio però questo gesto si può definire come autoreferenziale, cioè si indica a sé stessi: il bambino non controlla se l’altro segua o meno l’indicazione mostrata. L’indicare all’altro compare più tardi, ed esprime il desiderio del bambino di condividere l’oggetto con un’altra persona. Lo stesso sviluppo si ha con i gesti del mostrare o offrire. Prima dei 10 mesi il piccolo dà alla madre un giocattolo, senza distogliere da lui lo sguardo. Successivamente diventano in grado di passare l’oggetto guardando sia quest’ultimo che la madre, così da segnalare che l’oggetto è per la madre. Il gesto in questo modo diventa intenzionale e diventa uno strumento di comunicazione. L’uso dei gesti diminuisce mano a mano che si acquisisce il linguaggio.

Dopo i 10 mesi, il piccolo prima di compiere una determinata azione inizia a guardare per prima la madre e poi l’oggetto. La funzione di questo comportamento è di ricercare degli indizi che guidino la sua valutazione della situazione (ricerca del riferimento sociale). Una nuova situazione contiene al suo interno incertezza, la ricerca della reazione dell’adulto fornisce rassicurazione al piccolo, permettendogli di interpretare la situazione ed agire di conseguenza. Il referente sociale è selettivo, e rappresenta un mezzo che permette al bambino di attribuire un senso al mondo.

A partire dal secondo anno di vita si raggiunge un’altra importante capacità: il piccolo non funziona più solo a livello di azioni manifeste e dirette sugli oggetti concreti, ma azioni ed oggetti possono essere presentati in forma simbolica. Questo fa si che gli scambi sociali assumano sempre più la forma di conversazioni. Gli oggetti vengono rappresentati da parole, ed il contesto elettivo per lo sviluppo del linguaggio è l’interazione diadica (adulto – bambino), nella quale entrambi mostrano un’attenzione congiunta ad un determinato argomento specifico. L’elemento caratteristico è che nel momento in cui il piccolo mostra interesse per un qualcosa, si trovi al fianco un adulto che si mostri pronto e sensibile verso i suoi bisogni, cosi da sentirsi sostenuto e supportato.

Teresa Benedetti

teresabenedetti@yahoo.it

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