LIBRI: ‘Il Santo Maledetto’

Il Santo Maledetto infoLa paradigmatica esistenza di un autore controverso: Marcello Gallian.

Un romanzo, Il Santo Maledetto, per raccontare una particolare congerie di letterati che vedevano nelle parole del Mussolini socialista delle origini il vero riscatto sociale a cui la nazione doveva tendere.

Trama

Un solo faro illumina tutta la vicenda umana del protagonista: la rivoluzione sociale. Figlio di un diplomatico inglese e di una madre religiosissima e pusillanime, Matteo (nome scelto per il protagonista nella fiction) già da ragazzino ha in odio il re e le convenzioni borghesi. Alla morte del padre, stramazzato sul corpo della governante in un amplesso fatale, decide giovanissimo di farsi monaco per riscattare l’anima del genitore. Ma ben presto il richiamo della strada e dell’effervescente situazione politica che alla fine della Prima guerra mondiale si stava addensando lo richiamano alle faccende mondane.

A Roma conosce Spartaco, anarchico, e il suo “maestro”, il borgataro Malatesta, proprio l’Errico autore osannato dai duri e puri della a cerchiata. Spartaco diviene contraddittoriamente il suo migliore amico, d’accordo nell’odio ai borghesi, l’uno già ammaliato da Mussolini e l’altro anarchico militante. I tempi erano quelli rapidi del futurismo e, insieme a tanti giovani, Matteo parte diciottenne per l’impresa fiumana. Ricco di energia e furore patriottico, animato dalla spinta verso una società nuova, a fianco degli Arditi del popolo reduci dalla Grande Guerra.

Il Duce diviene la sua passione. Più un dio che un uomo, il grande ingannatore rapisce le speranze del giovane che appoggia il fascismo delle origini nella convinzione che l’iniquità possa essere ribaltata e la giustizia sociale nella patria italica sia fattibile a colpi di moschetto e indossando una camicia nera.

La storia del sansepolcrismo, degli ideali dei giovani italiani antiborghesi (e anticomunisti) dei primi anni del Ventennio si mescolano con personaggi, amori e avventure dell’avatar di Gallian. La notte va a cercare i rossi, i comunisti, uno dei pochi ostacoli alla vittoria del Mussolini e di quel progetto patriottico di equità tutta e solo per l’Italia con le camicie nere, armato e voglioso di menar le mani. I dubbi di cosa sia giusto e cosa sbagliato, di dove effettivamente il Duce voglia andare a parare si moltiplicano quando Matteo si trova nella squadraccia che attacca Civitavecchia, difesa tra gli altri dall’amico Spartaco.

Un brano toccante: le dimostrazioni d’affetto subentrano alla smania di uccidersi a vicenda. Ed è il 1922 e “il nostro” partecipa anche alla grande marcia su Roma, irregimentato. E poi? E poi si accorge che l’ingresso nelle stanze del potere non è il mezzo con cui Mussolini vuole realizzare una società paritaria, ma il fine. Il socialista è diventato despota. La borghesia e il fascismo vanno sempre più a braccetto. Col correr degli anni e dei dubbi sempre più folti sull’adesione al fascismo Gallian diviene un autore
conosciuto e stimato: dapprima scrive infiammati articoli per i giornali come L’Impero di Mario Carli, poi pièces per Anton Giulio Bragaglia e il suo Teatro sperimentale degli indipendenti… e inoltre libri, romanzi pluripremiati.

Diviene insomma un personaggio noto, una penna di riferimento. Con la baldanza mai realmente scemata decide, una volta conosciuto Ciano, di andare a incontrare Mussolini di persona per chiedergli fuori dai denti l’attuazione della rivoluzione sociale.Un incontro dai toni filosofici che frustrerà e disilluderà ulteriormente il fascista Gallian.L’autore di Fascisti Rossi rimane dunque sul tema, ma più che un preciso indirizzo ideologico (irrivendicabile, anche se frequentato) racconta la storia di un personaggio come tanti ce n’erano, un autore di quell’Italia fascista che visse, nella speranza (di ribaltare la monarchia soprattutto) dapprima e nella disillusione in un secondo momento, il ventennio di dittatura fascista.Quale migliore epilogo la morte del comunismo: Buchignani adotta l’escamotage di non far morire, ma di far inscenare la propria morte (un omaggio al Fu Mattia Pascal?) al protagonista e di farlo vivere fino all’89 in un convento.

Il romanzo assume così da un lato la struttura tipica dell’anello narrativo, mentre dall’altro la storia si conclude con la caduta del muro di Berlino. La fine di tutte le ideologie. La pace dei sensi per il “Fu Marcello Gallian”.

Paolo Buchignani, storico e scrittore, insegna Storia Contemporanea all’Università per Stranieri di Reggio Calabria. Collaboratore di Nuova Storia Contemporanea e di Nuova Rivista Storica, ha pubblicato numerosi saggi sulle avanguardie, sul fascismo e sulle interpretazioni del Risorgimento nelle culture politiche novecentesche. Tra i suoi libri più significativi: Marcello Gallian. La battaglia antiborghese di un fascista anarchico (Bonacci 1984); Un fascismo impossibile. L’eresia di Berto Ricci nella cultura del Ventennio (Il Mulino 1994, Premio Luigi Russo ’94); e poi i best-seller Fascisti rossi (Mondadori 1998, Oscar Mondadori 2007) e La rivoluzione in camicia nera (Mondadori 2006, Oscar Mondadori 2007). Come narratore, ricordiamo il romanzo Santa Maria dei Colli (1996) e le raccolte di racconti L’orma d’Orlando (1992) e Solleone di guerra (2008), con la prefazione di Carlo Lizzani.

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