Micaela Ramazzotti, alla Festa del cinema di Roma, parla del suo nuovo film e lancia una provocazione sulla condizione femminile.
Micaela Ramazzotti non sceglie mai a caso i personaggi che interpreta e, sin da quando ha debuttato nel mondo del cinema, ha sempre interpretato donne forti e coraggiose ma allo stesso tempo fragili che non hanno mai avuto paura di lottare per i propri valori ed ideali. Sono tante le donne a cui Micaela Ramazzotti ha dato un volto lanciando un messaggio al mondo femminile.
Tra i personaggi più importanti spiccano Marta, la protagonista di Tutta la vita davanti, una 25enne appena laureata che combatte per ottenere il lavoro dei suoi sogni, ma anche Donatella Morelli ne La pazza gioia, una donna affetta da problemi mentali che con l’amica Beatrice scappa riassaporando il gusto della libertà ma ricascando, poi, nella depressione più nera.
Tra i suoi personaggi più belli, poi, c’è anche Lea Garofalo in The Good Mothers in cui interpreta una donna che non ha avuto paura di affrontare una situazione difficile, mettendo anche se stessa in pericolo, lottando contro un clan criminale. Donne forti, potenti, capaci di aggrapparsi alla vita e di combattere contro il sistema esattamente come ha fatto Elena Del Ghetto, il personaggio che interpreta nel film omonimo presentato alla Festa del Cinema di Roma 2025.
Elena del Ghetto, film diretto da Stefano Casertano e presentato alla Festa del Cinema di Roma 2025 dove è stato presentato anche “Fuori la verità” di cui, tra gli altri, è protagonista Alessandro Gassmann, è un film che restituisce valore e dignità ad una donna che, da sola, ha salvato i suoi figli dai nazisti quando tutti non credevano alle sue parole.
Micaela Ramazzotti presta così il volto ad Elena Di Porto, questo il vero nome di Elena Del Ghetto che è stata una donna ebrea, indipendente e ribelle. Separata con figli, Elena, all’epoca, non era ben vista ed era considerata una “matta” perché indossava i pantaloni, beveva, fumava, giocava a biliardo ed era una donna estremamente libera.
Tutte caratteristiche che le valsero il soprannome di Elena la matta nel ghetto ebraico di Roma in cui viveva. Elena, tuttavia, fu la prima a rendersi conto del pericolo che gli ebrei stavano correndo durante la Seconda Guerra Mondiale e provò a far capire alla propria comunità che la loro libertà era fortemente e rischio.
Proprio sulla vita di Elena e su ciò che le donne indipendenti e intelligenti hanno da sempre dovuto affrontare, Micaela Ramazzotti lancia un messaggio attraverso i microfoni di Chedonna.it dal red carpet della Festa del cinema di Roma.
“Le donne, se sono diverse, se sono brillanti, sono considerate matte. Da sempre” – racconta l’attrice. “Lei non era matta per nulla. Era una donna molto intuitiva, era un rapace. Riusciva a vedere tutto quello che succedeva attorno a lei e riusciva a vedere, a captare quando era il momento di avvertire le persone perché questa tragedia lei la sentiva dentro di sé. Purtroppo è riuscita a mettere in salvo solo i due figli”, racconta ancora la Ramazzotti.
Un film potente, importante con un messaggio non solo sulla storia, ma anche sulla condizione femminile.