LIBRI: ‘Ogni giorno ha il suo male’

Ogni giorno cover non defNostalgico e cinico, duro ma anche umano, un uomo tutto d’un pezzo, innamorato e disincantato al tempo stesso, Tommaso Casabona è il commissario di Valdenza, una sonnacchiosa cittadina toscana. Di origini napoletane, sposato e con due figli adulti: Chiara, la primogenita aspirante criminologa in trasferta di studio a Barcellona e Alessandro, il figlio, cinque anni di tossicodipendenza alle spalle, in ritiro in una comunità di recupero. Casabona è in quella fase della vita in cui i figli sono grandi e con la moglie vivono come due estranei che cercano di ricordare come e perché sono finiti nella stessa casa. Il lavoro è una delle sue ragioni di vita.

A Valdenza però, poco prima di Natale, la quotidianità viene sconvolta dall’omicidio di una donna. Il cadavere viene ritrovato in casa, nella camera da letto, steso per terra in una posizione inusuale ma non casuale, completamente irriconoscibile, il volto e i polpastrelli corrosi dall’acido. Si pensa subito che la vittima possa essere l’affittuaria dell’appartamento, Giuseppina Pagani, una giovane professoressa del sud, e l’assassino il preside della scuola, con cui da qualche mese intratteneva una relazione clandestina. Ma così non è. Nemmeno il tempo di capire bene cosa sia successo che un secondo omicidio scuote Valdenza, questa volta nella piazza del Duomo e a farne le spese una tossicodipendente della zona, uccisa mentre faceva la statua vivente e lasciata lì per ore, in posa, prima che qualcuno se ne accorgesse e desse l’allarme.

Casabona si convince che i due omicidi siano collegati e, insieme ai suoi uomini, riesce a trovare la firma che li lega, una lettera: una M, o forse una W se guardata al rovescio, che il criminale fa in modo di ricreare sulle vittime. Da questo momento in poi è chiaro a tutti che un assassino seriale, astuto e preciso, si aggira per le vie di Valdenza con in mente un disegno preciso di morte e il caso finisce per “scoppiare” e investire anche i Capi di Roma, che mandano in toscana il commissario Cristina Belisario ad aiutare la squadra toscana. Gli omicidi non finiranno e il puzzle sembrerà ogni giorno più indecifrabile fino a quando il fiuto infallibile di Casabona, i suoi vent’anni di “mestiere” e una struggente comprensione dell’animo umano, anche il più perverso, lo condurranno su una pista molto pericolosa.

Antonio Fusco è abile nel disegnare un nuovo, irresistibile, personaggio. Un uomo che riesce a conquistare con la sua forza ma anche, e soprattutto, con le sue innumerevoli debolezze. L’indagine viene descritta con i dettagli di una vera indagine italiana; Fusco ne mostra anche con ironia i retroscena: gli errori, le leggerezze, la superficialità che a volte possono costare moltissimo. La descrizione della scena del crimine e delle tecniche di profiling, l’analisi dei delitti seriali, la classificazione del movente e le altre metodologie investigative raccontati con l’esperienza dell’autore ne fanno anche un vero e proprio compendio di criminologia.

DAL LIBRO: 

«Rimasi folgorato da quella scena. Provai un sentimento di stima e ammirazione misto a invidia nei confronti di quegli uomini, che ai miei occhi erano come le star del cinema, i protagonisti principali del film che stava andando in onda. Fu quello il momento in cui dissi a me stesso che da grande sarei diventato come loro. Oggi sotto quel nastro ci passo anche io, perché ci devo passare. Senza particolare entusiasmo. Ormai conosco troppo bene quello che c’è dall’altra parte, e non mi piace per niente. Non ci trovo più nulla di emozionante nell’andare incontro al male.

Sai che ti dico Massimo? Noi possiamo anche dividere l’umanità in quelli che passano la striscia bianca e rossa e quelli a cui non è consentito farlo. Stanotte io invidio tutte le persone che non sono state fatte passare e che sono potute tornare a casa a dormire. Senza portarsi addosso questo puzzo di morte. Tutto quello che viviamo, noi che passiamo al di là del nastro, ce lo portiamo dietro: ombre che si muovono con gambe proprie. Incubi pronti a riemergere a ogni occasione propizia.

Questa è la peggiore condanna per chi passa quella linea, Massimo. Di questo lavoro che ci siamo scelti: vedere il mondo attraverso la lente deformante del male che buttiamo giù, senza mai riuscire a digerirlo veramente. Poi una sera tua moglie o tua figlia rientrano a casa più tardi del solito, e i ricordi delle donne uccise per rapina, o per vendetta o di quelle stuprate e lasciate sul ciglio di una strada, viste nel corso degli anni, riprendono a sfilarti davanti. Per niente sfocati o ingialliti. E con loro si accompagna la paura. Che non ci abbandona mai».

Antonio Fusco è napoletano, ha 50 anni ed è in polizia dal 1988. Nel 2000 arriva in Toscana (dopo aver prestato servizio nei Commissariati di Roma e Napoli) e oggi dirige la Mobile di Pistoia con la qualifica di Vice Questore Aggiunto. È sposato e padre di due figli. Partecipa frequentemente a convegni in qualità di relatore esperto delle tematiche di lotta alla violenza sulle donne e alla pedopornografia e ha pubblicato, tra gli altri, studi su riviste specializzate in materia di attività investigativa e ricerca di persone scomparse. Ha conseguito il Master di II livello in Criminologia Forense, l’Abilitazione all’esercizio della professione forense presso la Corte d’appello di Napoli e ha frequentato il Corso di Analisi Criminale presso la Scuola di perfezionamento per le Forze di Polizia di Roma.

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