Mozzarella oltre la data di scadenza stampata sul pacco: si può ancora mangiare o è un rischio inutile? Ecco la verità su questo alimento.
La mozzarella è uno degli alimenti più amati in Italia e all’estero ma in molti potrebbero chiedersi se si possa mangiare dopo la sua data di scadenza? La verità è che per rispondere a questa domanda occorre saper leggere le etichette ma anche osservare gli odori e le consistenze.
A questo proposito esiste un piccolo trucco casalingo per capire in un attimo se la mozzarella è ancora “da selfie” o da cestinare. Conoscere questo metodo preserva dagli sprechi, se la mozzarella si può ancora consumare.
Diciamolo chiaro: niente mette in crisi come una busta di mozzarella che ti fissa dal frigo a fine giornata, magari con la data di scadenza alle spalle di un soffio. La butto e faccio spreco alimentare o la salvo senza rischiare la pancia in rivolta? E tu, decideresti a occhi chiusi… o vorresti un metodo rapido, sicuro e zero panico?
Partiamo dai fatti. La mozzarella è un formaggio fresco, ad alta umidità, quindi estremamente deperibile. Questo significa che sbalzi di temperatura, frigoriferi troppo freddi o troppo pieni e confezioni aperte “giusto un attimo” sono il terreno ideale per alterazioni. Prima ancora dei trucchi, c’è una regola d’oro: leggere l’etichetta. Se trovi “da consumarsi entro”, sei davanti a una vera scadenza: secondo il Regolamento (UE) 1169/2011 e le indicazioni del Ministero della Salute, dopo quella data non si consuma, punto.
Se invece leggi “da consumarsi preferibilmente entro” (TMC), parliamo di qualità più che di sicurezza: il prodotto può perdere al meglio di gusto e texture, ma potrebbe ancora essere idoneo se ben conservato e senza segni di deterioramento. Come si presenta, però, una mozzarella non più in forma? Gli indizi li danno vista, naso e dita. Il colore deve restare bianco latte, mai tendente al giallino; il liquido di governo dev’essere chiaro e pulito, non torbido o con particelle sospese; la superficie deve risultare elastica e umida, non con consistenza viscida o appiccicosa.
L’odore parla forte: fresco e lattiginoso è ok, odore acido o pungente è un semaforo rosso. Al taglio, una mozzarella in salute rilascia siero limpido, non schiuma. E occhio alle confezioni gonfie per gas: possono indicare fermentazioni indesiderate. A dirlo non sono solo “i nonni al mercato”. I tecnologi alimentari ricordano che i formaggi freschi a breve vita hanno un rischio microbiologico più elevato rispetto a stagionati e a pasta filata a bassa umidità.
Tradotto: se trascuri i segnali, non rischi solo un boccone deludente; aumenti la probabilità di un’intossicazione alimentare, con sintomi da mal di pancia e nausea fino a problemi seri. In soggetti vulnerabili (donne in gravidanza, anziani, immunodepressi) il rischio legato a Listeria nei formaggi molli è ben documentato: qui la prudenza non è un’opinione, è sicurezza alimentare.
E c’è un altro “danno collaterale” da non sottovalutare: il tempo. Rimandare la decisione significa tenere in frigo un prodotto che occupa spazio e confonde le idee ogni volta che apri lo sportello. O agisci adesso, o finirai a buttarlo comunque tra una settimana… con più senso di colpa per lo spreco alimentare. Quindi, per capire se la mozzarella si può consumare oltre la scadenza si può usare il test dell’acqua: immergi un pezzetto in una ciotola d’acqua fredda e osserva.
Se galleggia, dicono, è ancora “leggera e fresca”; se affonda, ha perso brio. Nella pratica, può essere un indizio veloce sul rapporto tra umidità e struttura, ma va capito bene: non è un test ufficiale di sicurezza, perché la densità dipende anche da taglio, temperatura e sale. Insomma, usalo come check extra, non come lasciapassare. Le vere bussole restano etichetta, aspetto, odore e tatto.
Quindi, torniamo alla domanda chiave: si può mangiare una mozzarella “scaduta”? Se sull’etichetta compare “da consumarsi entro”, la risposta ufficiale è no: dopo la data, si scarta, anche se “sembra ok”. Cuocerla non è una scorciatoia garantita, perché alcuni patogeni e le loro tossine non vengono neutralizzati al 100%. Se invece hai una mozzarella con “termine minimo di conservazione” già passato ma integra, tenuta sempre in frigo e senza segnali sospetti, puoi valutarla con i sensi. In questo caso, molti preferiscono usarla cotta (pizza, lasagne, toast) per limitare i difetti di texture; resta comunque una scelta che fai assumendoti la responsabilità, perché la prima regola è sempre la sicurezza alimentare.
E la conservazione furba? Qui si vincono partite. Tieni la mozzarella nella sua acqua, a 4 °C, nella zona meno fredda del frigo; se l’hai aperta e il liquido di governo non basta più, aggiungi acqua potabile leggermente salata e cambia il bagno ogni 24 ore. Evita di lasciarla a temperatura ambiente “per farla diventare più buona”: tirala fuori solo 20-30 minuti prima di mangiarla, non ore. Usa posate pulite per prelevarla, richiudi bene il contenitore, consumala entro 1-2 giorni dall’apertura. Il congelamento?
Per la mozzarella fresca è sconsigliato per motivi di qualità: la struttura si spacca e al morso diventa farinosa. Meglio comprarne meno ma più spesso.