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Food e ricette

Perché con l’arrivo del freddo si sente il bisogno di ‘comfort food’? A fare chiarezza ci pensano gli esperti

Con l’arrivo del freddo, cresce il desiderio di cibi caldi e avvolgenti, ma perché? Gli esperti spiegano il legame tra “necessità di comfort food”e il benessere emotivo, svelando come il corpo cerchi calore e sicurezza attraverso sapori e profumi familiari.

Con i primi brividi dell’autunno e l’inverno alle porte, la voglia di piatti caldi, avvolgenti e ricchi di sapore torna a bussare alla porta della cucina.

Perché con l’arrivo del freddo si sente il bisogno di ‘comfort food’? A fare chiarezza ci pensano gli esperti( Chedonna.it)

Non è un capriccio stagionale né una semplice abitudine culturale: dietro al desiderio di “comfort food” c’è un intreccio di fattori fisiologici, metabolici, ormonali ed emotivi che gli esperti considerano una risposta del tutto naturale all’ambiente freddo e alle giornate più corte.

Il segreto, sottolineano, è trasformare quel bisogno in una scelta consapevole, capace di sostenere energia, umore e difese dell’organismo senza scivolare negli eccessi.

Termoregolazione e dispendio energetico: il corpo chiede carburante per affrontare il freddo

Quando le temperature scendono, l’organismo intensifica i meccanismi di termoregolazione per mantenere costante la temperatura interna. Questo comporta un maggiore dispendio energetico basale e, in alcune condizioni, un aumento della termogenesi, ovvero la produzione di calore. È qui che entrano in gioco i cibi caldi e più densi di energia: il corpo “preferisce” carburanti facilmente disponibili, spesso sotto forma di carboidrati, perché forniscono energia pronta all’uso. Non a caso, zuppe fumanti, pasta, cereali integrali in brodo e stufati sono tra le scelte più istintive.

Termoregolazione e dispendio energetico: il corpo chiede carburante per affrontare il freddo (Chedonna.it)

La ridotta esposizione alla luce solare nei mesi freddi influenza i ritmi circadiani e il delicato equilibrio tra melatonina e serotonina. La serotonina, legata al benessere e alla stabilità dell’umore, può calare con le giornate più buie; i carboidrati favoriscono indirettamente la sua disponibilità nel cervello, e questo spiega perché aumenti la preferenza per piatti in grado di dare conforto emotivo oltre che sazietà. A livello neuroendocrino, si registrano anche variazioni dell’asse ipotalamo-ipofisi-surrene e di ormoni come leptina e grelina, che modulano fame e sazietà: un’ulteriore spinta verso cibi che appaghino rapidamente.

Pasta al forno della domenica, minestre della nonna, cioccolata calda: il comfort food è memoria, ritualità, profumo. Attiva i circuiti cerebrali della gratificazione, gli stessi che coinvolgono dopamina e serotonina, dando una sensazione di sicurezza e accudimento. Gli esperti ricordano che questo “abbraccio” del cibo non è un errore del sistema, ma un antico adattamento: quando il freddo e la minore disponibilità energetica mettevano alla prova la sopravvivenza, scegliere alimenti più ricchi era una strategia utile. Oggi lo è ancora, se tradotta in chiave di equilibrio.

Durante l’inverno, il sistema immunitario è più sollecitato da virus respiratori e sbalzi termici. Senza cadere in facili promesse, gli specialisti sottolineano che un apporto adeguato di proteine, micronutrienti e composti antiossidanti supporta le normali funzioni di difesa. Da qui l’idea del comfort food “intelligente”: piatti caldi e appaganti che siano anche veicolo di vitamina C ed E, zinco, selenio, polifenoli, fibre e grassi buoni, così da sommare piacere e sostegno fisiologico.

Gli esperti concordano: la voglia di comfort food con il freddo è un segnale fisiologico e psicologico comprensibile. Ascoltarlo con intelligenza, scegliendo piatti caldi, completi e ricchi di nutrienti, permette di trasformare un impulso istintivo in un gesto di benessere quotidiano.

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