Gwyneth Paltrow ha svelato di recente qual è il suo peccato di gola italiano e non è né pasta né pizza. Ecco cosa mangia quando è nel nostro Paese.
Pensavate che la regina del wellness vivesse solo di smoothie e pilates? E invece no: Gwyneth Paltrow, amatissima attrice che ama la buona alimentazione, la salute e l’attività fisica, quando viene nel nostro Paese ha un peccato di gola a cui non riesce a rinunciare. Non si tratta di pasta o di pizza, come molti potrebbero immaginare ma di una vera esperienza di gusto.
Il rumor arriva dritto dalle sue stesse parole e vale oro per i foodie. In una puntata di Desert Island Dishes, il podcast della chef Margie Nomura, Gwyneth Paltrow avrebbe svelato il suo lato più goloso. Si tratta di un piatto che, secondo lei, farebbe vacillare anche la più ferrea disciplina healthy. Ecco di cosa si tratta e dove lo mangia.
Gwyneth Paltrow, fondatrice di Goop e guru indiscussa del lifestyle, nel corso della chiacchierata con Nomura avrebbe confessato il suo “piatto del cuore” made in Italy: non si tratta di pasta o di pizza ma di un panino che si ordina al Bar Luce, il bar-icona nel cuore della Fondazione Prada a Milano. Una scelta che sa di chic, stile e… crosta croccante.
E la ricetta? Semplice, pulita, quasi zen: tonno, limone, rucola. Tre ingredienti, zero fronzoli, massima resa. Ora, la domanda che ci stuzzica è questa: quando Gwyneth atterra in Italia, il primo pit-stop sarebbe davvero lì, tra i tavolini rosa e le luci rétro del Bar Luce? Non abbiamo “fonti vicine” che lo confermino, certo, ma le sue stesse parole nel podcast bastano a far drizzare le antenne.
C’è di più: nel suo elenco di tentazioni, Gwyneth non si è fermata alla Penisola. Per gli amanti del sapore “coast to coast”, avrebbe citato anche un panino newyorkese che fa battere il cuore degli USA: Barney Greengrass, con tacchino, formaggio svizzero, insalata di cavolo e salsa russa, più il tocco deciso della mostarda. Il tutto su pane nero, con cetriolini e “extra salsa russa” di lato. Cambio latitudine, cambio panino. Ma il richiamo milanese, ammettiamolo, qui suona più forte.