Allarme bancomat: questa operazione potrebbe costarvi molto cara

Allarme bancomat: c’è un’operazione che dovremo stare attentissimi a non fare, perché potrebbe costarci davvero cara (in tutti i sensi).

Ormai è allarme bancomat. L’esecutivo sta studiando nuove misure per scoraggiare l’evasione fiscale.

allarme bancomat
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Per farlo, però, sta partendo da operazioni basilari – quasi di routine potremmo dire – che tutti gli italiani svolgono.

Parliamo dei pagamenti tramite POS e dei prelievi agli sportelli. Nel primo caso, molto spesso ci troviamo davanti commercianti che non lo posseggono, oppure sostengono di averlo ma non funzionante e così via. Quindi siamo costretti a pagare in contanti.

Nel secondo, fino ad ora ci siamo sempre sentiti in diritto di poter prelevare quando vogliamo e soprattutto quanto desideriamo.

Almeno fino ad ora è stato così, perché da adesso in poi le cose cambieranno, perché il governo ha dato il Fisco il compito di controllare con maggiore frequenza ed in modo più serrato i pagamenti, i versamenti e i prelievi.. Ecco cosa accadrà.

Allarme bancomat: ecco cosa dovremo stare attentissimi a non fare

Nel mirino, come dicevamo, le abitudini dei commercianti legate al pagamento in contanti.

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A lanciare l’allarme bancomat è stato il Governo, che ha deciso di ampliare il ventaglio di opzioni che il Fisco ha per controllare cosa fanno i contribuenti.

Tutto questo mentre invece al contempo ha iniziato ad introdurre diverse misure per andare incontro a chi ha reddito basso, tra cui il Bonus mobili ed elettrodomestici.

Ecco che quindi l’esecutivo ha preso una decisione (che non sappiamo se sarà definitiva): da giugno in poi tutti i negozianti non potranno più rifiutarsi di far pagare i clienti con la carta di credito oppure il bancomat, per alcun motivo.

La pena inflitta a chi non rispetterà questa regola? Una multa. Ma non finisce qui, perché come abbiamo già anticipato, anche i prelievi al bancomat da adesso in poi saranno monitorati.

L’Agenzia delle Entrate sta iniziando a controllare soprattutto la frequenza di queste operazioni e gli importi.

L’assunto di base, infatti, è che queste operazioni – apparentemente così banali – possano nascondere evasione fiscale e riciclaggio.

Quindi saranno tenuti sotto controllo tutti coloro che effettuano troppi prelievi, ma allo stesso tempo ne effettuano troppo pochi.

Ma parlando dal punto di vista pratico, a quanto ammontano le cifre che potrebbero dare nell’occhio?

Parlando di numeri, se qualcuno dovesse prelevare più di 10.000 euro nell’arco di 30 giorni, l’addetto allo sportello avrebbe il compito di segnalare questa operazione alla banca, dopo però aver chiesto alla persona in questione cosa ha intenzione di fare di quella cifra.

Ovviamente parliamo anche di operazioni diverse, quindi, ad esempio, anche fare prelievi più piccoli che sommati danno quella cifra sarà oggetto di approfondimenti.

Nel caso in cui qualcuno dovesse però prelevare lo stesso 10.000 euro in 30 giorni massimo, cosa accadrebbe?

Come abbiamo anticipato, la banca dovrebbe essere informata e dovrà scegliere se allertare la Uif (l’Unità di Informazione Finanziaria).

Il passo successivo, com’è immaginabile, è il controllo accurato da parte del Fisco. 

Questo comunque in ogni caso per poter monitorare tutti i contribuenti utilizzerà la cosiddetta super anagrafe dei conti correnti, che serve per monitorare tutti gli spostamenti di liquidità dei contribuenti.

Insomma qualora il Fisco dovesse vedere qualcosa che non va, si potrebbe aprire addirittura un vero e proprio contenzioso.

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