Ti arrabbi se ti chiedono “perché ti stressi”? È normale: ecco perché succede

“Perché ti stressi?” è la domanda che farebbe perdere la pazienza anche a un santo, eppure le persone stressate la sentono ripetere spessissimo. Ecco perché non ci sarà mai il modo giusto per rispondere a questa domanda e perché le persone dovrebbero imparare a farne altre!

Una persona stressata non ha più energie mentali: sente che tutti i problemi e le responsabilità a cui deve fare fronte sono troppi per lei e comincia a sprofondare in uno stato di agitazione sempre più profondo mano a mano che il tempo passa.

Il desiderio principale di una persona stressata è che i problemi si risolvano da soli con uno schiocco di dita e che un giorno, guardando alle bollette non pagate o ai vestiti da stirare o alle scadenze lavorative da rispettare, semplicemente non li si trovi più lì. Si tratta ovviamente di un desiderio irrealizzabile ma molto spesso, oltre al danno, si aggiunge la beffa.

Le persone stressate infatti spesso non sono comprese dalle persone che le circondano. Queste ultime infatti tendono a minimizzare le cause di stress o addirittura ad affermare che la reazione della persona stressata è eccessiva rispetto alla situazione che sta affrontando. E non è affatto una buona idea.

Come rispondere a “perché ti stressi?” senza picchiare nessuno: la sfida più dura

perché ti stressi
(Canva)

Anche se ci sono moltissime forme di stress (come ad esempio lo stress genitoriale) e ogni persona è diversa dall’altra, le cause dello stress sono sempre le stesse.

Il sovraccarico fisico e mentale che proviamo nei periodi di stress annienta completamente ogni tipo di energia, distrugge qualsiasi prospettiva e ci toglie letteralmente la voglia di fare qualsiasi cosa.

Naturalmente ci sono persone che si lamentano più di altre e persone che hanno una bassissima sopportazione dello stress: si tratta in genere di persone pigre, che vogliono attirare a tutti i costi l’attenzione altrui o che semplicemente non hanno disciplina mentale. Queste categorie di persone appena menzionante hanno molti problemi psicologici che però non rientrano nell’ambito che stiamo analizzando.

Le persone che si impegnano con tutte le proprie forze a fare tutto quello che devono e, nonostante gli sforzi, soccombono comunque, sono quelle a cui bisogna prestare invece la massima attenzione.

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Quando, dopo aver completamente esaurito le risorse fisiche e mentali, ci si sente chiedere “perché ti stressi?” è assolutamente normale sentir montare moltissima rabbia nonché il desiderio di mandare a quel paese chi ha posto la domanda.

Chiedere a una persona “perché ti stressi?” significa mancare di empatia: se una persona si stressa è perché semplicemente si sente travolta da un carico mentale eccessivo e non sa come uscirne.

Cosa bisogna rispondere a una persona che chiede “perché ti stressi?”.

Innanzitutto bisogna capire l’intenzione con cui è posta la domanda: se la domanda viene posta in maniera onesta e sembra manifestare una reale preoccupazione basterà spiegare con calma i motivi dello stress e soprattutto quali tentativi si sono messi in atto per affrontarli; se al contrario la domanda sembra sottintendere “stai esagerando e stai facendo l’isterica”, l’unica risposta decente è arrabbiarsi. Anche in questo caso però bisognerebbe trovare la calma e la forza mentale necessaria a spiegare che lo stress è diverso per ognuno e che ognuno fa quel che può per superarlo.

Essere schiacciati dallo stress in un momento della propria vita non è una colpa: una colpa imperdonabile sarebbe invece rassegnarsi completamente a combattere le cause dello stress.

 E se siamo stati noi a chiedere “perché ti stressi?”

Può essere capitato a tutti: magari per leggerezza o perché non avevamo capito la gravità della situazione abbiamo chiesto a qualcuno “perché ti stressi?” senza capire che forse non era il momento giusto per farlo.

Il consiglio migliore per chi si troverà in futuro a dover aiutare una persona stressata è il seguente: individuate il problema e aiutate a risolverlo concretamente. Fare domande e proporre soluzioni teoriche non serve a niente, anzi, diminuisce ulteriormente le energie di chi è stressato.

“Se non trovi il tempo di fare la spesa puoi andarci al mattino presto” non è un un buon approccio. L’approccio migliore è farsi dare la lista della spesa, andare al supermercato, comprare tutto il necessario, portare la spesa fino in casa e farsi restituire i soldi. Bisognerà specificare che si tratta di una soluzione momentanea, ma che è un piccolo contributo per aiutare la persona stressata a rialzarsi in un momento particolarmente difficile.

 

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Quando non è possibile intervenire direttamente nella risoluzione dei problemi che affliggono qualcuno allora è meglio evitare di parlarne e offrire svago e leggerezza alla persona stressata. Non si tratta necessariamente di passare una notte fuori a ubriacarsi fino a svenire: basta capire quali sono i rinforzi positivi preferiti dalla persona in questione.

rinforzi positivi sono “attività ricompensa” che ricaricano le energie. Anche se il paragone fa un po’ ridere, si tratta di un sistema molto utilizzato per l’addestramento degli animali e nell’educazione dei bambini molto piccoli. Se a un cavallo che ha ben eseguito un salto si offre una carota o uno zuccherino e ai bambini che si sono comportati bene si offre una carezza, anche gli adulti hanno bisogno di piccole ricompense.

Purtroppo spesso non si ha il tempo per dedicarsi ad attività di rinforzo positivo perché purtroppo vengono percepite come “perdita di tempo”. Dipingere, cantare, fare yoga e meditazione, andare a passeggiare in riva al mare, guardare il film più stupido del mondo perché qualcuno ha già sbrigato tutte le faccende di casa, sono tutti tipici esempi di rinforzo positivo. Trascinare la persona stressata a fare una di queste cose, o una delle sue attività preferite, è sicuramente un’alternativa molto più interessante e produttiva della semplice domanda “perché ti stressi?”.

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