Infermiera No Vax: “meglio a casa senza stipendio che rischiare la vita”

A Chivasso Barbara Squillace, infermiera, non ha mai nascosto la sua avversione rispetto ai vaccini e alla legge che impone la vaccinazione ai sanitari.

Non ha mai fatto mistero delle sue idee, giungendo anche a scendere in piazza in occasione delle manifestazioni free Vax.

Barbara Squillace, infermiera a Chivasso, ha dichiarato più volte di non avere alcuna intenzione di vaccinarsi, e ciò anche a dispetto della legge che ha stabilito l’obbligo per i sanitari e chiunque abbia contatti con dei pazienti di procedere alla vaccinazione.

Lei proprio non intende tornare sui suoi passi: “meglio a casa senza stipendio che rischiare la vita” va ripetendo, e in tale presa di posizione, a quanto pare non è avvitato solo nel suo settore.

“Ma qualcuno si interroga sul fatto che siamo ventimila professionisti con senso critico che hanno scelto di non farsi vaccinare? Persone che hanno magari trent’anni di professione alle spalle. Ma perché non obbligano i politici a vaccinarsi, perché non loro?”

I dati a cui l’infermiera fa riferimento sono numeri ufficiali e, assieme alla sua presa di posizione, dimostrano come anche tra “gli esperti del settore” ci sia molta diffidenza rispetto al mondo dei vaccini.

Cerchiamo di decifrare meglio la situazione.

Infermiera no vax: “ventimila professionisti hanno scelto di non farsi vaccinare”

vaccino
Foto da Canva

Secondo i dati condivisi recentemente dal responsabile dell’area giuridico-amministrativa dell’Unità di crisi, sono ventimila in Piemonte le persone che lavorano in sanità, pubblica e privata (tecnici, veterinari, fisioterapisti,psicologi) ancora non vaccinati.

Nelle prossime ore saranno inviate le lettere delle Asl di residenza che concedono a chi le riceve cinque giorni di tempo per motivare le ragioni della scelta o dimostrare di aver aderito alla vaccinazione.

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Tali richieste sono però interpretati da Barbara Squillace e dai colleghi in linea con il suo pensiero come un abito:

“Siamo oggetto di mobbing e di attacchi soprattutto da parte di colleghi “Yes man”, che seguono la corrente che pensano che tutto vada bene. Questo dell’obbligo  è un ricatto vero e proprio e noi non cediamo ai ricatti.”

E del resto l’infermiera sente di non aver comunque bisogno della somministrazione di un prodotto che serve a sviluppare anticorpi. Il vaccino fa ciò attraverso un procedimento che lei ritiene pericoloso, sperimentale e rischioso. Lei invece ha sviluppato naturalmente tali anticorpi:

” Il vaccino serve a  immunizzarsi – spiega –  ma io sono già immunizzata , ho gli anticorpi che mi sono fatta in ospedale lavorando otto ore al giorno nei reparti Covid duranta la pandemia”.

Ancora una volta dunque sul banco degli imputati finisce non solo il vaccino anti-covid ma anche la laicità o meno di renderlo obbligatorio. Dove finisce la libertà personale? Quando lo stato può prevaricare la volontà del singolo? Il dibattito è aperto.

Fonte: Repubblica.it

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