Ennio Morricone, dagli Oscar alla morte. Carriera e vita privata dell’indimenticabile maestro

Ennio Morricone è stato uno dei più grandi, amati e apprezzati musicisti italiani contemporanei, tutte le curiosità più significative sulla sua (lunga) vita privata.

Su Ennio Morricone, scomparso nel Luglio 2020 all’età di 91 anni, si sa moltissimo. Questo gigante della musica mondiale fu in grado letteralmente di conquistare l’America con le sue composizioni e può essere annoverato tra le figure dell’arte e della cultura italiana che hanno plasmato la cultura popolare dei nostri anni.

Estremamente riservato, il Maestro non amava parlare di sé e della propria vita privata, per questo motivo gli aneddoti su di lui sono stati lentamente collezionati dalla stampa nel corso della sua carriera: ecco tutti quelli che ci faranno apprezzare anche l’uomo che spesso veniva messo in ombra dal musicista.

Ennio Morricone: dai banchi dell’elementari all’Oscar (passando per l’amore)

Ennio Morricone curiosità
(Fonte: Instagram)

Oggi il nome di Ennio Morricone è indissolubilmente legato alla composizione di colonne sonore per il cinema e in particolare alle colonne sonore di film western per la regia di Sergio Leone. 

Non sono in molti a sapere però che Ennio Morricone e Sergio Leone, destinati a diventare una coppia d’oro dell’arte mondiale, erano nati nello stesso paese a pochi mesi di distanza l’uno dall’altro. Per questo motivo avevano frequentato insieme le scuole elementari e la loro amicizia sarebbe durata per tutta la vita, trasformandosi in uno dei più solidi e proficui sodalizi artistici della storia.

Quando i due sbarcarono in America grazie al successo delle pellicole ambientate nel Far West che avrebbero dato vita al genere “Spaghetti Western”, decisero di non utilizzare i propri nomi perché all’epoca il Western era un filone cinematografico fortemente legato alle radici culturali americane. 

Utilizzare nomi italiani per promuovere in America film diretti da italiani e girati in Italia non sembrava affatto una mossa intelligente a livello pubblicitario. Per questo motivo i due stabilirono inizialmente di utilizzare nomi d’arte. Ennio Morricone firmò le prime colonne sonore con lo pseudonimo di “Don Savio”, un nome chiaramente di origini italiane ma che avrebbe potuto tranquillamente appartenere a un cittadino americano di seconda generazione. A sua volta Sergio Leone decise di cambiare il suo nome con quello di Bob Robertson, e fu questo il nome con il quale il regista firmò il suo primo grande successo, Per un Pugno di Dollari.

Dopo l’enorme successo della pellicola e anche di tutte le altre realizzate dai due grandi artisti, “la ruota girò”, come fu lo stesso Morricone a osservare divertito. “La cosa buffa accadde anni dopo, ci furono dei casi di registi americani che usarono uno pseudonimo italiano” dichiarò nel corso di un’intervista.

Anche se la scrittura di colonne sonore per il cinema fu la specializzazione che gli assicurò il massimo della notorietà possibile (e che gli fece guadagnare un Oscar), all’inizio della propria carriera il Maestro si occupava di tutto un altro tipo di musica: insospettabilmente sono suoi gli arrangiamenti di alcuni dei più grandi successi discografici degli anni Sessanta: Abbronzatissima ePinne, Fucile ed Occhiali (di Edoardo Vianello), di Sapore di Sale (portata al successo da Gino Paoli) e di Se Telefonando (brano interpretato magistralmente da Mina con il testo di Maurizio Costanzo). 

Un altro aneddoto che fa capire molto bene il carattere indipendente di Morricone risale ai tempi in cui, dopo aver lavorato come arrangiatore per la RCA (casa produttrice di Abbronzatissima) venne chiamato a lavorare in RAI come dipendente a tempo indeterminato.

L’impiego “da posto fisso” durò appena 24 ore: dopo aver scoperto che facendosi assumere avrebbe dovuto rinunciare a pubblicare la propria musica, Ennio Morricone si licenziò in tronco e continuò la propria carriera in qualità di libero professionista.

Per quanto riguarda l’amore, Ennio Morricone rimase sempre fedele all’amore per la moglie Maria, conosciuta quando entrambi erano giovanissimi. Maria era un’amica della sorella del compositore ed ebbe un grave incidente che la costrinse a letto per molte settimane, ingessata dal collo alla vita.

Andando a trovarla tutti i giorni durante la sua convalescenza, il giovane Morricone la conquistò poco a poco. I due si sposarono, ebbero 4 figli, uno dei quali ha seguito le orme del padre diventando un apprezzatissimo compositore.

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Proprio a Maria furono dedicate le ultime parole della lettera di addio di Ennio Morricone.

“Per ultima Maria (ma non ultima). A lei rinnovo l’amore straordinario che ci ha tenuti insieme e che mi dispiace abbandonare. A lei il più doloroso addio”.

Sempre a Maria il Maestro dedicò un commovente passaggio del suo discorso per il Premio Oscar alla carriera, ricevuto nel 2007: “Dedico questo Oscar a mia moglie Maria che mi ama moltissimo e io la amo alla stessa maniera: questo premio è anche per lei.”

La consegna del Premio Oscar alla carriera arrivò molto tardi nella vita del Maestro (che era stato candidato per ben 5 volte senza mai vincere l’ambita statuetta), ma fu un momento memorabile per la storia di Hollywood. A consegnare il premio fu un emozionatissimo Clint Eastwood e l’intera platea si alzò in piedi per una commossa standing ovation.

Si dovette attendere ancora qualche anno perché il Maestro ricevesse un Oscar vero e proprio e non soltanto un’onoreficenza per la sua luminosa carriera. Del resto Morricone lo aveva promesso: l’Oscar alla carriera non sarebbe stato un punto di arrivo quanto piuttosto uno stimolo per continuare a comporre pezzi memorabili.

Il premio arrivò per una colonna sonora che il Maestro non voleva nemmeno comporre, perché si considerava “troppo impegnato in quel periodo”. Pare infatti che, dopo il primo rifiuto, Quentin Tarantino sia andato direttamente a casa del compositore, a Roma, per ottenere il suo sì alla composizione di una colonna sonora originale.

Nell’anno della sua morte, e nel pieno della Pandemia di Coronavirus, la musica di Morricone ha risuonato nel cuore della Città Eterna, rappresentando benissimo ciò che l’opera di Morricone ha rappresentato per gli italiani di ogni età.

Questo fu il commovente omaggio del chitarrista Jacopo Mastrangelo durante il primo Lockdown in Italia.

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