Giustizia per la maestra vittima di Revenge Porn: condannata la direttrice

La maestra che nel 2018 era stata vittima di revenge porn ha finalmente ottenuto giustizia: il giudice ha condannato la sua collega.

revenge porn
(Instagram)

Il revenge porn di cui era stata vittima nel 2018 l’aveva assurdamente costretta al licenziamento, ma la maestra che era stata bollata come persona inadatta a lavorare con bambini piccoli oggi ha registrato una vittoria importante.

La direttrice scolastica e una mamma usarono il Revenge Porn per liberarsi della maestra: condannate

Le immagini personali che avevano cominciato a circolare a sua insaputa erano arrivate nelle mani dei genitori dei suoi alunni: una giovanissima maestra, appena ventiduenne, si era trovata quindi a dover subire un’ondata di giudizi negativi che hanno condizionato anche la sua vita lavorativa.

La Direttrice della scuola presso la quale la maestra lavorava costrinse la giovane a firmare una lettera di dimissioni, allontanandola di fatto dal suo posto di lavoro in virtù della sua condotta privata.

La maestra fu quindi vittima due volte: inizialmente del Revenge Porn messo in atto dal suo ex fidanzato, quindi del giudizio di persone che non la vedevano come una vittima ma come una complice.

tre anni esatti dalla firma delle dimissioni si è concluso il processo durante il quale la ragazza si è costituita parte civile. Secondo il giudice che si è pronunciato sul caso a essere colpevoli sono la direttrice che ha imposto le dimissioni alla sua dipendente e la mamma che, dopo essere entrata in possesso delle immagini incriminate, ha diffuso quei contenuti agli altri genitori.

La Direttrice dovrà scontare un anno e un mese di reclusione con la condizionale, mentre la mamma dovrà scontare solo dodici mesi.

Assolto invece il terzo imputato del processo, il marito di una delle mamme che avevano fatto partire la gogna contro la maestra. Si tratta probabilmente dell’uomo che, dopo aver visto le fotografie della maestra su un gruppo composto da soli uomini, le ha mostrate alla moglie.

Anche se la condotta dell’uomo non è stata esattamente rispettosa della privacy della maestra, non ha agito direttamente perché la donna venisse licenziata, di conseguenza per lui non c’è stata alcuna condanna.

Dopo il processo, la maestra ha commentato: “Quel che è fatto è fatto, e il danno non si cancella, ma almeno con questa sentenza è emersa la verità. Posso dire che è andata bene”.

 

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