Cina: arrivano i tamponi anali per il Coronavirus (e i cittadini non sono entusiasti)

Sono stati utilizzati solo in zone ad alto rischio dove sono scoppiati focolai e si sono dimostrati efficaci, ma i tamponi anali per il Coronavirus in Cina non saranno utilizzati su larga scala: ecco perché.

Tamponi COVID-19, la situazione nel Lazio (Getty Images)
(Getty Images)

In queste ultime settimane la Cina sta assistendo terrorizzata a un nuovo aumento dei contagi da Coronavirus e, naturalmente, il governo sta prendendo le necessarie misure di precauzione e controllo per evitare che il contagio dilaghi nuovamente.

In particolare a Pechino le misure saranno più stringenti che mai, dal momento che la megalopoli cinese è il cuore pulsante dell’economia cinese e, quindi, dev’essere preservata a tutti i costi.

Proprio a Pechino però sono scoppiati focolai all’interno delle strutture che ospitano i cittadini messi in quarantena, sia all’interno di aree geografiche ancora piuttosto limitate. 

Proprio nelle zone dei nuovi focolai sono stati sperimentati gli efficaci tamponi per via anale, che sembrano svolgere egregiamente il loro lavoro ma che non verranno utilizzati sulla grande maggioranza della popolazione, per diversi motivi.

Innanzitutto bisogna specificare i motivi per cui è stato introdotto l’uso di questo nuovo genere di test: i tamponi anali potrebbero rilevare molti più positivi rispetto ai tamponi eseguiti per via orale poiché è stato accertato che i tessuti intestinali, cioè quelli a cui si accede per via anale, trattengono tracce di Covid più a lungo dei tessuti della bocca.

Nonostante questo, però, la metodologia di rilevamento è stata considerata “sconveniente” da parte di moltissimi cittadini, che hanno espresso le loro perplessità e il loro scontento in merito ai nuovi tamponi attraverso i social network cinesi.

La stessa versione dei fatti è stata riportata anche dalla televisione di Stato cinese, quindi è confermato che i nuovi tamponi avranno vita breve.

Nel frattempo però i cittadini cinesi dovranno prepararsi a far fronte, nel peggiore dei casi, a un nuovo periodo di lockdown totale. Proprio per scongiurare questa possibilità e per evitare di importare nuovi positivi dall’estero, il governo cinese ha imposto che tutti i viaggiatori che intendono entrare in Cina debbano mostrare un certificato che dimostri legalmente la loro negatività al tampone e che debbano osservare 14 giorni di isolamento nelle apposite strutture messe a disposizione dallo stato e altri 14 giorni di isolamento domiciliare.

Nel frattempo sui social di tutto il mondo non è passata sotto silenzio la tragica comicità di nuovi tamponi per il Coronavirus inventati in Cina, e anche in Italia hanno cominciato a moltiplicarsi battute di spirito sull’argomento.

 

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