Giulio Regeni, 5 anni senza: una verità (processuale) che ancora manca

25 gennaio del 2016 veniva rapito, poi torturato e ucciso, Giulio Regeni. Il dottorando italiano dell’Università di Cambridge, ritrovato nei pressi di una prigione dei Servizi Segreti egiziani, aspetta ancora la verità processuale riguardo la sua morte. La battaglia sociale ed etica viene portata avanti dai genitori, affranti dal dolore ma mai stanchi di lottare.

Giulio Regeni, 5 anni fa l'omicidio (Getty Images)
Giulio Regeni, 5 anni fa l’omicidio (Getty Images)

Giulio Regeni, 5 anni senza. Un numero da cui ripartire per riflettere, ma soprattutto per cercare quella verità che sembra essere sotto gli occhi di tutti, ma fatica a emergere formalmente e concettualmente: il 25 gennaio 2016 Giulio, dottorando italiano dell’Università di Cambridge, veniva rapito nel giorno del quinto anniversario dei fatti di piazza Tahrir. Il ragazzo, poi, è stato trovato senza vita nove giorni più tardi (il 3 febbraio) nelle vicinanze di una prigione dei Servizi Segreti egiziani.

Il corpo presentava segni di tortura, la madre stessa lo riconobbe soltanto dalla punta del naso. La pratica di tortura venne subito identificata, almeno secondo le ricostruzioni di questi anni, come tratto distintivo della polizia egiziana: sotto accusa il regime di Al-Sisi. Battaglia sociale e civile che i genitori di Regeni, i quali dissero di aver visto “tutto il male del mondo” davanti al corpo distrutto e ormai inerme del figlio, stanno portando avanti dal giorno successivo del ritrovamento che ha portato alla ferale notizia.

Giulio Regeni, una verità processuale che ancora non c’è

Giulio Regeni, a cinque anni dalla morte i genitori cercano ancora giustizia (Getty Images)
Giulio Regeni, a cinque anni dalla morte i genitori cercano ancora giustizia (Getty Images)

“Verità per Giulio Regeni” rimane un grido che non solo la famiglia ribadisce e auspica, ma anche tutti coloro – all’interno del dibattito sociale e politico – desiderosi di fare chiarezza attorno a una vicenda con più ombre che luci. Nel 2021 le parti coinvolte in questa battaglia etica, sociale e giudiziaria si aspettano una svolta: il Ministro degli Esteri Luigi Di Maio farà il punto, in videoconferenza, sulla situazione processuale. Fissata per il prossimo 29 aprile l’udienza preliminare davanti al gup di Roma, Pierluigi Balestrieri, nei confronti dei quattro agenti segreti accusati di sequestro, torture e omicidio di Giulio Regeni.

Lo scorso 20 gennaio è arrivata la richiesta di rinvio a giudizio per ariq Sabir, Athar Kamel Mohamed Ibrahim, Uhsam Helmi, Magdi Ibrahim Abdelal Sharif. Le accuse a loro carico, da parte del procuratore Michele Prestipino e dal sostituto Sergio Colaiocco, vanno dal sequestro di persona pluriaggravato al concorso in omicidio aggravato fino al concorso in lesioni personali aggravate. Un puzzle intricato a cui manca – da ormai troppo tempo – l’ultimo pezzo per fare, finalmente, giustizia.

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