Prurito anale e dolori addominali? Potresti soffrire di questo disturbo

Se avverti prurito nella zona anale e hai dolori addominali potresti soffrire di questo passeggero ma fastidioso disturbo. Scoprilo. 

prurito anale
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Ultimamente soffri di un fastidioso disturbo come il prurito nella zona anale e perianale ma anche di dolori addominali e non riesci a spiegarti da cosa possa dipendere. Una situazione che di sicuro crea disagio e inquietudine.

Non considerando il fatto che al prurito segue il grattamento e questo può provocare un’irritazione nell’area in questione, insomma un circolo vizioso da cui è difficile venirne a capo.

Una delle cause che può generare questi fastidiosi sintomi è molto più banale di quanto si possa pensare. E per capire se si tratta o meno del disturbo in questione si potrà analizzare da vicino la parte interessata o eseguire un esame specifico. Scopriamo qualcosa di più.

Prurito anale e dolori addominali ecco da cosa può dipendere

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Il prurito anale è uno di quei sintomi molto fastidiosi che può diventare persino invalidante. Infatti, ad esso si accompagna il fenomeno del grattamento che a sua volta genera irritazione della zona anale e perianale comportando anche conseguenze peggiori come dolore e sanguinamento.

Insomma, una situazione che può creare non poco disagio a chi ne è colpito e che spesso di notta si acerba ancora di più. Questo fa sì che la mattina ci si svegli ancora più stanchi e provati. Insomma, un vero e proprio incubo.

Se vi state chiedendo da cosa possa dipendere il prurito anale a volte la risposta può essere molto più semplice di quanto possiate pensare.

Una delle principali e più comuni cause del prurito anale unito a dolori addominali è la presenza degli ossiuri nell’intestino. Questi non sono altro che dei parassiti detti anche “vermi dei bambini” perché si diffondono più facilmente tra i piccoli che tra gli adulti. Qui avevamo spiegato nello specifico quello che c’è da sapere. Ciò non toglie che anche una persona adulta non possa essere colpita.

La buona notizia è però che sono facilmente visibili ad occhio nudo, quindi basterà osservare la zona anale per capire se siamo stati contagiati da questi parassiti che hanno la forma di vermi affusolata e sono di colore bianco-avorio, lunghi circa 1 centimetro e molto più piccoli, circa 5 millimetri se maschi.

Altrimenti per diagnosticarne la presenza si può eseguire un esame chiamato “scotch test” che consente di raccogliere le uova depositate tramite l’applicazione del comune nastro adesivo trasparente sulla zona intorno all’ano. Lo scotch poi si incolla su un vetrino che sarà analizzato al microscopio. Il test deve essere eseguito per tre giorni consecutivi.

Ma come avviene il contagio? In genere avviene ingerendo direttamente le uova di questi parassiti, quindi per via oro-fecale, esse infatti sono molto resistenti all’ambiente e sopravvivono anche 2 o 3 settimane dopo che sono state espulse.

Naturalmente l’ingestione avviene toccando con le mani sporche superfici o oggetti contaminati da queste uova che a differenza dei vermi non si vedono a occhio nudo. Ecco perché è più facile che la trasmissione avvenga fra i bambini, perché sono i soggetti che più frequentemente mettono le mani in bocca.

Il ciclo vitale di tali vermi avviene nell’intestino umano e le uova quando arrivano nel tenue si aprono, a questo punto le larve arrivano fino al crasso dove, in un arco di tempo che va tra le 2 e le 6 settimane, maturano diventando adulte.

Se i maschi di ossiuri fecondano e muoiono subito le femmine sopravvivono nel colon dalle 5 alle 13 settimane nutrendosi del cibo che gli arriva. Le femmine possono contenere dalle 11mila alle 16mila uova e una volta mature vanno verso l’ano, dove soprattutto di notte, le depongono nelle pieghe della pelle intorno all’ano. Per poi morire.

A distanza di 4-6 ore le uova divengono infestanti quindi possono infettare una persona. Ed è qui che se una persona colpita da tali parassiti di gratta e poi porta la mano alla bocca si contamina di nuovo o può contaminare gli altri.

Si tratta dunque di un disturbo molto contagioso, ecco perché è bene curarlo subito e se si vive in casa con una persona infetta è meglio che preventivamente tutti i membri della famiglia seguano la terapia farmacologica. 

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Inoltre, è consigliato dagli esperti fare estremamente attenzione alle norme igieniche di base, ma anche cambiare quotidianamente la biancheria intima e gli abiti, così come cambiare frequentemente le lenzuola e lavare tutto almeno a 60°. Inoltre, aiuterà mantenere le camere ben illuminate durante il giorno, perché le uova sono sensibili alla luce del sole.

(Fonte: Issalute.it)

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