La fase dei perché nei bambini: ecco cos’è e come comportarsi quando arriva

Arriva ad un certo punto nei bambini la fase dei perché. Una curiosità innata verso il mondo che li circonda. Ecco cos’è e come affrontarla. 

bambini fase dei perché
Adobe Stock

“Mamma perché il cane ha la coda?”, “Papà perché la macchina ha le ruote?” “Nonna perché piove?”. E chissà ancora per quanto potremmo continuare. Alzi la mano quel genitore che non ha dovuto affrontare la fase dei perché di suo figlio. 

Intorno ai 2-3 anni, e comunque in concomitanza con lo sviluppo del linguaggio, i bambini iniziano a porsi domande su tutto ciò che li circonda. Una curiosità innata verso il mondo circostante che sfocia nella richiesta dei bimbi di sapere e di conoscere.

Vediamo allora cos’è di preciso la fase dei perché, come e quando si sviluppa e come devono affrontarla i genitori. 

Cos’è la fase dei perché nei bambini e quando si sviluppa

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Foto di Tumisu da Pixabay

Intorno ai 2-3 anni quando i bambini iniziano a parlare un pochino meglio, costruendo anche delle brevi frasi, inizia quella che viene definita la fase dei perché. Un bisogno costante e continuativo di chiedere spiegazioni su tutto ciò che li circonda. In questa fase in bimbi iniziano anche la modalità del gioco simbolico. 

In questa fase ogni cosa nuova assume un fascino particolare e quindi coincide anche con lo stupore e la meraviglia per ogni novità con cui i piccoli hanno a che fare.

La curiosità che i bambini iniziano a sviluppare a quest’età quindi li porta a fare richieste sempre più insistenti ai genitori e man mano che crescono anche più approfondite e dettagliate, tanto da non accettare più risposte sbrigative e con poco significato.

La fase dei perché inizia intorno ai 2-3 anni e talvolta può durare anche fino ai 7-8 anni. Poi dipende da ciascun bambino.

Finché parliamo di bimbi piccoli spesso la loro reiterazione dei “perché” è più un esercizio di linguaggio per mettere in pratica le nuove abilità. Il loro desiderio in alcuni casi non è nemmeno quello di avere una risposta ma più di ottenere l’attenzione del genitore. 

Ecco perché è bene che mamma e papà li ascoltino, non in maniera distratta, ma con un reale interesse, partecipando alla loro conversazione. Se i bimbi sono molto piccoli, o comunque sotto ai 5 anni è bene lasciar perdere le spiegazioni troppo difficili, basterà spiegare le cose nella maniera più semplice possibile. In questa fase è meglio che il genitori lo ascolti attentamente, più che scervellarsi in risposte troppo articolate. 

Come affrontare la fase dei perché nei bambini

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Foto di AURELIE LUYLIER, You’re Welcome! da Pixabay

Come possono i genitori sopravvivere all’età dei perché dei loro figli? Innanzitutto partiamo dall’affrontare la cosa diversamente a seconda dell’età dei bambini. Per quelli sotto ai 5 anni, come già spiegato, evitiamo tecnicismi e offriamo risposte divertenti, ad esempio vedendo le cose dalla prospettiva di un gioco. Possiamo usare delle metafore e fare esempi con cose elementari e che loro conoscono bene.

Un errore da non fare è considerare i bambini di 4 o 5 anni come se fossero degli adulti. Anche se fanno discorsi che possono sembrarci già maturi questo non significa che dobbiamo offrirgli risposte troppo complicate per la loro età.

Con quelli un po’ più grandicelli invece possiamo osare un po’ di più e fornire risposte anche un po’ più articolate, aiutandoci sempre con esempi pratici che sicuramente daranno anche ai bambini una visione più chiara delle cose.

In ogni caso se dobbiamo dare risposte su tematiche importanti, come ad esempio quelle esistenziali è bene non turbare mai la serenità dei piccoli, anche se parliamo di bambini un po’ più grandi.

Anche se abbiamo avuto esperienze negative e dolorose dovremo offrire ai bambini sempre una visione positiva dell’esistenza e di speranza verso il futuro.

Se però ci capita di spazientirci, perché non riusciamo più a sostenere la sfilza di domande consecutive, un consiglio per non mostrare segni di cedimento nei confronti dei figli è quello dirottare l’attenzione su un altro argomento. Questo ci aiuterà a distoglierli dalla continua serie di perché. Oppure possiamo proporgli un’attività o un gioco da fare insieme.

E infine, chiediamoci se nostro figlio ha davvero desiderio di conoscere il perché di quello che sta chiedendo o vuole solo attirare la nostra attenzione. Questo ci aiuterà a capire il vero grado di interesse del bambino nei confronti di un argomento o se soffre di una nostra mancanza di attenzione verso di lui.

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