Covid Italia, nuove restrizioni dopo la Befana? Le ipotesi sul tavolo

Emergenza Covid in Italia, nuove restrizioni dopo la Befana? Il Governo starebbe valutando di prorogare i divieti. Diverse le proposte sul tavolo. Tutti i dettagli

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(Getty Images)

Emergenza sanitaria Covid-19: non c’è pace per l’Italia. Cosa succederà dopo il 7 gennaio? Stando alle indiscrezioni il Governo sarebbe al lavoro per vagliare nuove restrizioni da introdurre subito dopo la Befana. L’andamento della curva epidemiologica, caratterizzata da un’impennata dell’indice Rt, tiene l’esecutivo con il fiato sospeso. Si va verso ulteriori limitazioni? Sembrerebbe proprio di sì. Sul tavolo ci sarebbero diverse proposte formulate dal comitato tecnico-scientifico.

Tra le soluzioni papabili ci sarebbe quella di estendere a tutta Italia la zona arancione per il primo weekend dopo la Befana, cioè il 9 e 10 gennaio. Se così fosse, resterebbero chiusi bar e ristoranti e sarebbe vietato, inoltre, uscire dal proprio comune di residenza. Sul tavolo, però, ci sarebbe anche un’altra soluzione. Il governo potrebbe decidere di prolungare le restrizioni introdotte con il decreto Natale, la cui scadenza è fissata al 7 gennaio. Divieti e limitazioni attualmente in vigore potrebbero essere estesi fino al 15 gennaio, data di scadenza dell’ultimo Dpcm.

In buona sostanza palazzo Chigi potrebbe optare per un ‘provvedimento ponte’ che vada a coprire i giorni scoperti compresi tra il 7 e il 15 gennaio. Si andrebbe quindi ad incidere sul periodo a cavallo tra la scadenza del decreto natalizio e quella dell’ultimo decreto legge. Secondo fonti di palazzo il ministro della Salute Roberto Speranza, che sarà chiamato ad adottare una nuova ordinanza dopo la decisione finale, sarebbe favorevole all’applicazione della zona rossa in tutta Italia, nei weekend fino al 15 gennaio.

Le possibili soluzioni sono state vagliate nel corso di un vertice tenutosi in videoconferenza. All’incontro ha partecipato anche il ministro degli Affari Regionali Francesco Boccia. Nelle prossime ore il numero uno del dicastero della Sanità si confronterà con i membri del comitato tecnico-scientifico.

Covid, nuove “restrizioni a zone”: Toti: “Rivedere i criteri”

Giovanni Toti
(Facebook @giovatoti · Personaggio politico)

In Italia è partita la campagna vaccinale. Le somministrazioni dell’antidoto contro il coronavirus procedono a rilento e, inoltre, c’è un appello lanciato dalla BioNTech rivolto all’Unione europea, affinché si proceda subito ad autorizzare altri fornitori per la distribuzione. “Da soli non ce la faremo” – ha spiegato il numero uno dell’azienda tedesca Uğur Şahin, in un’intervista rilasciata al quotidiano Spiegel.

Il Belpaese ce la sta mettendo tutta per contenere i contagi ma, per gli esperti, la curva epidemiologica, pur avendo registrato un miglioramento, non consente ancora di poter tirare un sospiro di sollievo. Bisogna proseguire sulla strada del rigore. Ragion per cui verosimilmente, dopo la Befana, gli italiani saranno chiamati a fare altri sacrifici. L’ipotesi si concretizza di ora in ora ma, dalle Regioni, arriva l’appello affinché vengano rivisti i parametri, la cui analisi fa scattare l’applicazione delle tre diverse zone, rossa, gialla o arancione a seconda delle varie situazioni territoriali, più o meno gravi.

Ancora una volta, a rompere il silenzio, è il presidente della Liguria. “Le Regioni – ha detto Giovanni Toti – hanno concordato sul fatto che stiamo vivendo ancora un momento complesso, in cui il tasso di diffusione del virus è tornato a crescere, in Europa come in Italia. In più non sono ancora noti tutti i risvolti della cosiddetta “variante inglese”, con un maggiore tasso di contagiosità”.

Premettendo ciò, il governatore è andato poi dritto al punto, ovvero a ciò che le regioni chiedono all’esecutivo Conte. “Di fronte a tutto questo, è giusto tornare alle cosiddette zone gialla, arancione e rossa, ma è necessario rivedere i criteri. Oltre a quello dell’Rt come proposto dal Governo, occorre però, per avere dati corretti per decidere, considerare – ha spiegato Toti – anche la classificazione dei tamponi, contando quelli antigienici, il tasso di incidenza del virus e il numero di pazienti negli ospedali”.

Per l’esponente di Forza Italia, serve un cambio di rotta “altrimenti si rischia di avere delle classificazioni regionali ingiuste e penalizzanti, o addirittura assurde, che puniscono chi fa più tamponi”. Sul delicato tema della riapertura delle scuole, inoltre, Toti invoca coerenza. “Dove saranno prevedibili e necessarie nuove misure restrittive, è inutile riaprire le scuole superiori per pochi giorni, magari due, per poi richiudere. Questa – ha commentato ancora il governatore – sarebbe solo una decisione politica voluta da qualcuno nel Governo per mettere la propria bandierina, senza nessun vantaggio per gli studenti e con molti ulteriori disguidi per le famiglie”.

Sulla riapertura delle scuole, in effetti, c’è ancora incertezza. La ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina vuole, a tutti i costi, il ritorno alla didattica in presenza. L’associazione nazionale dei presidi, invece, ha espresso dubbi e perplessità. Insomma, il dibattito è a dir poco infuocato.

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Le prossime ora potrebbero essere decisive per capire quale sarà il futuro prossimo dell’Italia in materia di limitazioni. Per la popolazione è una prova di nervi che va avanti, ormai, da quasi un anno, con non poche difficoltà anche sul piano economico.

 

 

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