Coronavirus, due regioni dal 7 gennaio rischiano la retrocessione

Coronavirus, la prossima scadenza temporale per tutte le regioni è il 7 gennaio: almeno due rischiano di passare da zona gialla ad arancione

L’unica certezza è la scadenza del 6 gennaio, data fissata dall’ultimo Decreto Legge Natale firmato dal premier Giuseppe Conte. Cosa succederà però nel nostro Paese dal 7 gennaio rimane ancora un mistero anche se qualche indizio lo abbiamo. Quello più concreto è un’Italia ancora divisa in tre fasce, le tre zone colorate per dividere le regioni in base alle regole anti-Covid.

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Lo ha anticipato il ministro della Salute, Roberto Speranza, un paio di giorni fa anche se la conferma potrà arrivare soltanto con il prossimo DPCM o Decreto Legge del governo. Intanto però alcune regioni che subito prima di Natale erano gialle e quindi con maggiori libertà per tutti, potrebbero ripartire in zona arancione.

L’ultimo rapporto dell’Iss, riferito alla settimana fino al 20 dicembre, aveva messo nel mirino almeno 9 regioni o Province Autonome a rischio moderato o alto. Sono Veneto, Liguria, Marche, Puglia, Umbria tutte classificate a rischio. Poi Emilia-Romagna, Molise, Provincia Autonoma di Trento e Valle d’Aosta invece a rischio moderato ma comunque anche loro a rischio a causa di un indice Rt troppo alto.

Il prossimo appuntamento giovedì 31 dicembre quando, realisticamente nel pomeriggio, arriverà il nuovo bollettino redatto dall’Istituto Superiore di Sanità. Se la tendenza al rialzo nei contagi fosse confermata per le regioni a rischio, scatterà la stretta. Al momento nessun territorio rischia di passare in zona rossa, ma Veneto e Puglia sono le due più indiziate per tornare in zona arancione.

Coronavirus, dal 7 gennaio la scuola riparte a scaglioni ma non tutti sono d’accordo

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Novità in vista anche per il mondo della scuola: il ministro Speranza infatti ha firmato da poco l’ordinanza per la ripresa il 7 gennaio e così potrà tornare tra i banchi il 50% degli studenti, compresi quelli delle scuole superiori. Toccherà ai dirigenti scolistici organizzarsi in modo da far garantire la ripresa in classe a metà degli alunni mentre l’altra metà almeno fino al 18 gennaio rimarrà in Dad.

L’ordinanza è stata pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale, quindi diventa effettiva anche se non risolve i problemi di molte famiglie. L’idea di fondo è quella di scaglionare il più possibile gli ingressi a scuola: ad esempio in Liguria ci sarà un primo ingresso tra le 7.45 e le 8 e un secondo le 9.30 e le 9.45. Allo stesso modo sarà divisa almeno in due fasce l’uscita.

Un’ipotesi, quella della ripresa, che però non convince il mondo della scuola. Lo conferma Antonello Giannelli (presidente dell’Associazione nazionale presidi) intervistato dal TGCom24: “Il problema principale è la mancata o insufficiente riorganizzazione dei trasporti che sta costringendo i Prefetti a chiedere alle scuole di effettuare dei turni di entrata in orari scaglionati molto impegnativi. Far uscire da scuola i ragazzi alle 15 o alle 16 soprattutto per studenti pendolari, comporterà un rientro a casa in orari che causeranno difficoltà alle famiglie e allo studio”. Un disguido che avranno anche gli insegnanti che potrebbero essere costretti tutti i giorni a rimanere sette oppure otto ore a scuola.

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