Covid: bambino di 12 anni rischia la vita dopo essere risultato positivo

Un bambino di 12 anni ha rischiato la vita a causa del Covid. 14 giorni di rianimazione e degenza pediatrica. Poi la notizia.

In tuta Italia si corre veloce per bloccare il contagio da Covid
Reparto Covid in un ospedale (Getty Images)

Ogni volta che parliamo di Covid purtroppo non riusciamo mai a non avere un tonfo al cuore.

Purtroppo ogni giorno sono tantissime le persone che rischiano la propria vita per complicazioni dovute alla positività a questo brutto virus.

Capita però di dover parlare di storie che purtroppo non hanno un buon fine e che ci lasciano con una nota amara, una domanda che gli affetti si pongono; Senza il Covid sarebbe potuto sopravvivere?

E’ il caso della storia di una donna di 41 anni che è morta dopo 11 ore di attesa per un intervento o altri casi simili. Tragedie che purtroppo lasciano il segno.

Questa storia che ora andremo a riportare, invece, ha avuto un finale inaspettato.

Vediamo i dettagli.

Rischia la vita a 12 anni a causa del Covid: è successo a Firenze

covid bambini
il covid ed i bambini Adobe Stock

A rendere noto quanto accaduto è stato lo stesso ospedale, precedentemente si sapevano solo alcune cose sulla durata del covid nei bambini.

Il tutto è successo a Firenze. Il piccolo, di appena 12 anni, è stato salvato dai medici dell’ospedale pediatrico Meyer.

Il bambino è arrivato in ospedale trasferito dal pronto soccorso di un altro ospedale.

Un quadro di choc con insufficienza renale ha convinto i medici che lo avevano in cura a disporre con urgenza il trasferimento presso la Rianimazione dell’Ospedale pediatrico Meyer.

In ospedale il bambino è arrivato cosciente, ma l’aggravarsi delle sue condizioni è avvenuto in modo improvviso e rapidissimo.

Le sue condizioni sono apparse subito gravissime, riporta il corriere, per la presenza di un’insufficienza multi-organo che ha compromesso prima la funzionalità dei reni, poi del sistema cardiocircolatorio, dei polmoni e dell’apparato gastroenterico.

Il piccolo paziente, affidato alle cure degli operatori della rianimazione, è stato prontamente quindi intubato e supportato nelle sue funzioni vitali.

Il personale ospedaliero ha infatti spiegato che è la prima volta dall’inizio della pandemia Covid che i sanitari del Meyer si trovano a far fronte ad un caso di tale gravità.

Un bambino in rianimazione a causa del Covid: crescono le preoccupazioni

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persona osserva dalla finestra con sguardo di preoccupazione Adobe Stock

A tal proposito si è sempre saputo che il virus colpisse in modo più lieve bambini e adolescenti.

Nel caso del bambino di 12 anni di cui stiamo parlando, invece e purtroppo, l’infezione ha scatenato un gravissimo quadro infiammatorio.

“In termini tecnici è definito Pims: una sindrome di infiammazione multi-sistemica correlata all’infezione da Sars-CoV-2 identificata nell’età pediatrica” spiegano coloro che se ne sono occupati.

E’ uno dei rarissimi casi in Italia in cui un bambino affetto da Coronavirus finisce in rianimazione e rischia di non farcela.

Il bambino inoltre, a differenza di molti altri piccoli pazienti ricoverati per Covid negli ospedali pediatrici italiani, non aveva altre patologie associate.

Il tutto ha infatti ancor di più preoccupato l’equipe sanitaria dell’ospedale pediatrico.

Molte ricerche passate a tal proposito parlavano addirittura di un sistema immunitario che nei bambini riusciva a respingere l’infezione.

Attualmente al Meyer ci sono cinque pazienti Covid ricoverati in condizioni stabili e due pazienti in rianimazione in condizioni più critiche ma la gravità della loro condizione deriva da pregresse patologie preesistenti.

In questo caso il piccolo, ripetiamo, non aveva alcuna patologia pregressa.

Per giorni si è temuto il peggio, poi è sopraggiunta la notizia

La Capitaneria di porto di Napoli ha donato 30 bombole per i pazienti covid bisognosi di ossigeno
Operatori sanitari in reparto Covid-19 (Getty Images)

Per tentare si salvare il bambino senza perdere nemmeno un secondo si sono messi a lavoro, oltre agli specialisti delle cure intensive, un team multidisciplinare specializzato composto da infettivologi, reumatologi, cardiologi e nefrologi.

Ogni ora era preziosa e dovevano fare quanto più velocemente possibile per salvare il bambino di appena 12 anni.

Per giorni si è temuto il peggio, anche perché le condizioni del paziente non riusciva a dare alcun segno di un più piccolo miglioramento.

Le preoccupatissimi per i genitori ed i medici erano crescenti, non si riusciva a capire cosa sarebbe accaduto.

E invece alla fine il piccolo ce l’ha fatta.

Per trovare la soluzione e curare il piccolo è stato efficace l’utilizzo di un farmaco inibitore della Interleuchina-1, il quale è di solito utilizzato per gravi patologie autoimmuni, insieme ad altre terapie anti-infiammatorie (immunoglobuline e cortisone).

Non è stato facile all’inizio però mettere a punto una terapia adeguata.

Ciò sarebbe dovuto anche al fatto che la mancanza di una casistica pediatrica sufficientemente ampia non abbia potuto fornire indicazioni univoche e sicure sulla cura da adottare.

Un fattore che poi si è rivelato davvero utile per l’ospedale pediatrico è stata l’appartenenza a network nazionali e internazionali. Nonché il confronto tra specialisti pediatrici, che con l’espandersi dell’epidemia hanno condiviso le loro conoscenze.

La lieta notizia e la fine di una storia che poteva essere una tragedia

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gli occhi felici di un bambino che mostrano la sua vitalità Pixabay

Dopo quattordici giorni trascorsi in rianimazione e una degenza nel reparto di pediatria finalmente il lieto fine.

Il piccolo paziente ha potuto fare ritorno a casa sua, finalmente guarito.

Il bambino di appena 12 anni, che non soffriva di alcuna malattia pregressa e che ha rischiato la propria vita in ospedale, finalmente ha potuto riabbracciare serenamente i propri familiari.

Le preoccupazioni della mamma ed il papà sono state altissime, per alcuni momenti hanno temuto il peggio, ma la speranza non li ha mai abbandonati.

Alla fine, per fortuna, il piccolo ce l’ha fatta.

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