Chedonna.it intervista Maria Ballerio, infermiera professionista

Infermieri di terapia intensiva, alcuni tra i nuovi eroi consacrati dalla pandemia. Oggi abbiamo la fortuna di raccogliere la testimonianza di una di loro.

infermiera covid

“Sto cercando di trovare il mio equilibrio […] tra l’essere realistici e affrontare la quotidianità ma anche cercare di esser il più oggettivi possibili con ciò che quotidianamente ho, che è la mia vita ed è colma di bellezza.”

Inizia così l’intervista che ci ha voluto concedere Maria Ballerio, infermiera professionista attualmente impegnata in un reparto di terapia intensiva e dunque a strettissimo notato con il volto peggiore della pandemia che stiamo vivendo.

Il Covid-19 ha invaso la sua vita dopo due mesi di lavoro in un reparto che ancora sentiva di non conoscere bene: una vera e propria doccia fredda che però ha necessitato una risposta immediata ed efficiente.

Rimettersi in gioco in un modo completamente nuovo non è stato facile, per Maria così come per tutto il mondo della sanità internazionale, ma questa giovane infermiera non vuole raccontare solo il dolore e la difficoltà che il Covid ha portato negli ospedali italiani: dalle parole di Maria traspare la gioia a cui solo i piccoli successi nel mezzo delle vere difficoltà sanno condurre.

Non poter toccare veramente un paziente, fargli sentire la vicinanza è difficile ma la gioia c’è stata, anche in un reparto di terapia intensiva dedicato al Covid-19.

Oggi Maria Ballerio, infermiera professionista, ci descrive tutto ciò.

Essere infermiera di terapia intensiva ai tempi del Covid

infermiera terapia intensiva

“Ho imparato a rubare un po’ l’esperienza dei miei colleghi molto più grandi di me e lì da più tempo e questa è una cosa estremamente positiva. Poter lavorare in una piccola a equipe è stato bello perché avevi la possibilità di confrontarti”

Quando due mesi prima Maria era entrata nel reparto di terapia intensiva sapeva di dover lavorare sola. Ogni infermiera aveva due pazienti a cui dedicarsi e da seguire in autonomia. Il Covid però ha reso tale approccio impraticabile e così si è passati a un vero e proprio approccio di squadra, in cui un gruppo di infermieri si dedicava in team a un gruppo di pazienti.

Questa per Maria è stata un vera e propria benedizione: la condivisione ha reso il lavoro più gestibile, anche umanamente, condividendo successivo conforto ma anche dubbi e perplessità.

Poi c’erano naturalmente i pazienti, le persone come lei preferisce definirli per non cadere nel rischio di esser riduttiva. Alcuni sono stati un vero dono, un’opportunità di regalare un sorriso, altri sono stati percorsi difficile, dolorosi ma in entrambi i casi Maria non ha mai perso la voglia di aiutare, di fare il suo lavoro nel migliore dei modi possibili.

In questa missione Maria è stata aiutata anche dalla fede, un sentire capace di sostenerla anche nel periodo più buio, quello del primo lockdown, anche attraverso piccoli momento molto speciali come quando ha ricevuto un dono veramente speciale durante la Pasqua.

Ma ascoltiamo che cosa è accaduto proprio dalle parole di questa giovane infermiera.

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