Covid-19: dal Meyer arriva il tampone ‘fai da te’ per adulti e bambini

L’Ospedale pediatrico Meyer di Firenze inventa ‘Uffa’ il tampone ‘fai da te’ per la diagnosi del Covid-19 adatto per adulti e bambini.

tampone fai da te meyer
(Foto Facebook @Fondazione Ospedale Pediatrico Meyer)

Dall’Ospedale pediatrico Meyer di Firenze arriva ‘Uffa’ il tampone nasale ‘fai da te’ per la diagnosi del Covid-19, messo a punto nel laboratorio di Immunologia, che si può autosomministrare senza l’intervento del personale sanitario.

Si è conclusa con successo la prima fase delle sperimentazione e dal 16 novembre entrerà nella pratica clinica dell’ospedale e sarà somministrato come screening ai 1500 operatori del Meyer.

Scopriamo tutto su questo autotampone, lo studio per realizzarlo, come funziona, a chi è adatto, come si somministra, le prospettive e i prossimi step. 

Dal Meyer è in arrivo ‘Uffa’ un tampone fai da te per la diagnosi del Covid-19

tampone covid-19 bambini
(Adobe Stock)

È un kit che può essere autosomministrato, senza bisogno di personale sanitario. Nel realizzarlo si è perseguito un duplice obiettivo:

  • limitare il tampone solo al naso (pensiamo ad un bambino piccolo che deve ripeterlo periodicamente)
  • fare in modo che potesse essere autosomministrato senza l’impiego di personale sanitario. 

In questo modo la procedura di esecuzione del tampone può essere snellita con la stessa efficacia.

Approvato con parere del Comitato Etico Pediatrico Regionale del 01.10.2020 lo studio ‘Uffa!’ è stato avviato il 6 ottobre 2020 e si è appena conclusa la prima fase.

Ma come funziona nello specifico? L’idea nasce con l’intento iniziale di trovare un sistema efficiente, rapido e attendibile per testare gli operatori sanitari del Meyer e quindi, a cascata, proteggere i piccoli pazienti che loro assistono”, si legge nel sito del Meyer.

Semplicissimo da usare questo kit è anche indolore perché il tampone non va in profondità, infatti “basta inserire il bastoncino con la punta di cotone prima in una narice e poi nell’altra, poi chiuderlo in una provetta che verrà successivamente analizzata”.

Dal Meyer specificano che: “Molti studi hanno dimostrato che se una persona è positiva, il virus è presente nel suo naso. La garanzia di essere riusciti a farlo bene? Nella macchina che analizza i tamponi è presente un controllo interno, che è in grado di dimostrare se la metodica è stata ben eseguita”.

Lo studio. Nella prima fase il tampone è stato proposto agli operatori sanitari e non del Meyer. I quali come di routine si sono anche sottoposti al prelievo del sangue per sorvegliare gli anticorpi Sars-Cov-2, ovvero il sierologico.

Il Meyer ha anche realizzato un tutorial e istruzioni scritte per guidare gli operatori nella corretta esecuzione del test. Dal 6 ottobre al 9 novembre 2020 sono stati effettuati 803 tamponi autosomministrati. Nello stesso periodo anche 1016 tamponi rino-faringei classici sia su operatori che su pazienti ad opera dei sanitari. Da qui è emerso che nessun tampone è risultato non valido, né nel gruppo autosomministrato, né nel gruppo eseguito dagli operatori”.

Nel gruppo dei tamponi autosomministrati 10 erano positivi di cui 8 soggetti asintomatici e 2 sintomatici (10/803, incidenza 1.25%). Nessuno è risultato falso positivo. Nell’ambito dei tamponi somministrati da operatori invece 12 erano positivi (12/1016, incidenza 1.18%).

“I valori del controllo interno (CT) dei campioni analizzati, sia autosomministrati che somministrati da operatori sono compresi tra 16 e 38, entrambi i gruppi hanno una media di 23. Questo ha provato che i tamponi autosomministrati sono adeguati quanto quelli effettuati da operatori sanitari”.

Quello che è dunque emerso è che: “i primi risultati dimostrano dunque la completa sovrapponibilità delle due metodiche di somministrazione e la sostanziale equivalenza dal punto di vista diagnostico“.

Le prospettive. Da lunedì quindi ‘Uffa’, diventerà una pratica corrente e strutturata del Meyer e il direttore generale del Meyer, Alberto Zanobini spiega: “Proteggere gli operatori per noi significa proteggere i bambini. Ma gli scenari che l’autosomministrazione del tampone può aprire dal punto di vista dell’impatto sull’organizzazione sanitaria sono imprevedibili. Potrebbe essere una fondamentale soluzione al problema del sovraffollamento dei centri tamponi, siano essi nelle strutture sanitarie o nei drive-through. Siamo contenti di aver dato, come Meyer, un input alla ricerca in questa direzione”.

Prossimi step. “Riteniamo opportuno continuare lo studio includendo anche i bambini positivi ricoverati nel reparto Covid del Meyer: saranno anche i genitori a fare loro il tampone per i controlli periodici durante il loro ricovero. I dati preliminari sono molto buoni e possiamo ragionevolmente aspettarci che non ci sarà nessuna differenza tra l’adeguatezza dei tamponi eseguiti dai genitori e quelli effettuati dagli operatori. Avere un tampone solo nasale e somministrato da babbo o mamma anziché da un operatore sarà altrettanto valido ma sicuramente molto meno invasivo per i bambini”, spiega la professoressa Chiara Azzari, responsabile del Laboratorio di Immunologia.

tampone covid-19 bambini rischioso
(Adobe Stock)

Infine conclude Azzari: “Se le analisi finali confermeranno questi primi risultati, considereremo raggiunti i nostri obiettivi: il tampone nasale autosomministrato potrà essere considerato una valida alternativa al tampone rinofaringeo somministrato dall’operatore, sia negli operatori sia nei bambini”.

 

Visualizza questo post su Instagram

 

Un post condiviso da Fondazione Meyer (@fondazionemeyer)

(Fonte: Meyer.it)

 

Impostazioni privacy