La Campania sta vivendo queste ore di forte dubbio in attesa di comprendere un esito importante. Sarà zona rossa, arancione o gialla?
Per comprendere l’emergenza che sta vivendo la regione Campania, basti pensare alla necessità di disporre tende della Croce rossa per alleggerire il lavoro al pronto soccorso del Cardarelli.
Non solo, anche al Frullone per i tamponi sono state richieste tende della Croce rossa per cercare di alleggerire la pressione subita.
Per la Campania la situazione era descritta nei giorni scorsi in questo modo.
Quanto sta accadendo ha messo in ginocchio la sanità negli ospedali della Campania.
Anche per questi motivi la cosiddetta cabina di regia del Governo e del CTS oggi deciderà cosa dovrà accadere nella regione Campania.
La Campania passerà in zona arancione? in zona rossa? O resterà in zona gialla?
Scopriamo qualcosa in più.
La Campania in bilico fra i colori delle zone
Il lavoro di approfondimento andrà avanti anche oggi, in stretta e collaborazione tra tecnici regionali e ministeriali, per dare poi luogo a una valutazione finale complessiva.
Finito con la Campania i tecnici poi continueranno con le altre regioni tenute in stretta osservazione per la la gravità e numerosità dei casi, nonché il sovraccarico patito dal personale anche in termini di contagi che finiscono per indebolire le linee del fronte.
“Un lavoro non per correggere qualcosa di scorretto ma per valutare più accuratamente i parametri i rischio” dichiarano le fonti del Governo.
Fra gli scenari che si pongono davanti alla popolazione Campana ci sarebbero in alternativa il passaggio in area arancione oppure al giallo associato al rosso.
Nella pratica si potrebbe formare una circoscritta zona rossa, limitata alle province di Napoli e Caserta da tempo inserite dallo stesso ministero tra quelle osservate speciali.
Con una situazione così pesante ci si chiede come mai la Campania non sia stata una zona ad alto rischio sin dal principio.
Uno degli elementi più importanti, di cui si terrà conto in prima battuta, è la distinzione tra posti letto disponibili e attuabili che, anche e soprattutto per le terapie intensive, registrerebbe un peggioramento.
Il tutto non tanto per il profilo di crescita dei numeri, quanto purtroppo per il meccanismo di progressiva, seppure lenta, saturazione.
Sul fronte delle rianimazioni ci sono alcune evidenze non troppo implicite e che generano non pochi problemi.
Infatti, che una quota significativa di posti letto pronti non sia immediatamente utilizzabile per mancanza di figure specialistiche come sono gli anestesisti, è un dato di fatto.
Risulta inoltre molto più pratica e tempestiva la conversione, nella rete Covid, di unità di degenza ordinaria a bassa o media assistenza.
Magari anche ricorrendo, in ipotesi, ai posti letto disponibili nell’area delle Case di cura accreditate e degli ospedali classificati religiosi.
Azioni che la Regione ha già avviato secondo alcune fonti.
Un altro degli elementi chiave da tener conto è anche la progressiva impossibilità di risalire alle origini del contagio e dunque di mettere in atto tempestive azioni di contact tracing.
Non aiuta poi nemmeno il sequestro dei dispositivi sanitari falsificati.
Nei dati aggiornati al 3 novembre e relativi alla settimana dal 26 ottobre al 1 novembre (valutati per 14 giorni comprendenti anche la settimana precedente) la Campania è collocata nel gruppo delle peggiori dopo Liguria, Lombardia, Piemonte, Bolzano, Umbria e Valle D’Aosta.
Con 633 casi per 100 mila abitanti è molto vicina all’Umbria, che però è poco densamente popolata, ma soprattutto al Piemonte e molto oltre la media nazionale di 523.
Tutti questi dati rivelati sono purtroppo delle incidenti premesse per una sempre più probabile riclassificazione del rischio e conseguenti misure di contenimento più restrittive.
Risulta poi necessario evidenziare quanto dichiarato online a tal proposito dal Presidente della regione Campania, Vincenzo de Luca.
Seguiranno aggiornamenti.