Milano, Navigli deserti per il coprifuoco: la protesta dei ristoratori

Il coprifuoco imposto a Milano e in Lombardia ha scatenato la protesta dei ristoratori, soprattutto di quelli delle zone della movida.

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(Instagram)

La prima notte di coprifuoco ha messo a durissima prova la sopportazione di cittadini comuni e in particolare di commercianti e ristoratori in tutta Italia.

Fortunatamente non in tutte le città italiane la protesta di piazza contro il coprifuoco ha assunto tinte violente come quelle che si sono viste a Napoli, ma la situazione sta diventando sempre più difficile da controllare.

La protesta arriva anche a Milano: Navigli in ginocchio

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Milano, zona Navigli (Instagram)

Chi conosce il capoluogo meneghino sa perfettamente quanto i Navigli rappresentano l’arteria insostituibile della movida cittadina, che comincia ad animarsi alla sacra ora dell’aperitivo per andare avanti fino a notte inoltrata nel corso del week end.

Il coprifuoco che le autorità regionali della Lombardia hanno imposto a partire dalle 23:00 ha però messo in ginocchio un’economia che ha tentato in ogni modo di resistere alle ristrettezze che hanno seguito il primo lockdown.

A mettere letteralmente sul piede di guerra commercianti e ristoratori di tutta Italia è stata la comunicazione, assolutamente chiara, che nel caso di un secondo lockdown lo Stato non sarà in grado di fornire un sostegno al reddito dei nuclei familiari più colpiti dalla crisi economica.

Per questo motivo l’idea di dover affrontare un secondo periodo di chiusura per contrastare l’esponenziale aumento dei casi in Europa e in Italia è terrificante per i commercianti e i ristoratori.

C’era la speranza che il coprifuoco non uccidesse definitivamente la movida e che in qualche modo i clienti rimanessero a popolare i moltissimi locali allineati lungo i famosi Navigli milanesi e lungo le strade della movida di tutta Italia.

Purtroppo le cose non stanno andando affatto come sperato: la popolazione italiana sta disertando i locali e sta diminuendo drasticamente i propri consumi pur di evitare contagi ed eventuali multe.

Inoltre, con i locali che chiudono alle 23:00 e l’impossibilità di affollarsi lungo le vie cittadine per evitare assembramenti, è letteralmente impossibile passeggiare in città dopo cena o trascorrere il post cena bevendo un cocktail. Non bisogna dimenticare infatti che le operazioni di chiusura di un locale necessitano di un certo tempo tecnico, quindi per rispettare gli orari di chiusura imposti dal lockdown i gestori devono far uscire i clienti almeno mezz’ora prima.

Questa situazione potenzialmente esplosiva ha dato luogo a una protesta davanti al palazzo della Regione Lombardia nel corso della serata di ieri: commercianti e ristoratori si sono dati appuntamento per chiedere un’allentamento delle misure di coprifuoco o almeno sostegno al reddito di coloro che stanno letteralmente perdendo tutto a causa del Coronavirus.

Esattamente come accaduto a Napoli, le proteste sono cominciate all’inizio del coprifuoco. Alcuni gestori dei locali di Milano, assieme ai tassisti e un piccolo gruppo proveniente da Codogno hanno chiesto che l’ordinanza venga cambiata e addirittura la dimissione del Presidente Attilio Fontana. 

Come hanno testimoniato i reporter dell’Agenzia stampa ANSA i ristoratori hanno inoltre puntualizzato che, con l’adeguamento alle norme di sicurezza, locali e i ristoranti sono attualmente alcuni dei luoghi più sicuri d’Italia e che se il coprifuoco fosse ritardato di almeno un’ora (con l’inizio a mezzanotte) non cambierebbe molto a livello di sicurezza ma, nel corso della settimana, i ristoratori  “guadagnerebbero” praticamente un giorno di apertura in più.

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