Il Codacons fa causa alla RAI: la colpa è sempre di Chiara Ferragni

Il Codacons non si arrende fa causa alla RAI pur di “difendere” gli italiani dal fenomeno Chiara Ferragni. E Fedez? La prende con ironia.

Fedez e Chiara Ferragni
Fedez e Chiara Ferragni (Fonte: Instagram)

Stavolta a finire nel mirino del Codacons è nientemeno che la RAI, “colpevole” (almeno fino a prova contraria) di aver organizzato un gigantesco momento promozionale per Chiara Ferragni con i soldi dei contribuenti.

Tutto nasce dalla scelta di Viale Mazzini di dare ampio spazio alla Ferragni trasmettendo sia il documentario sulla sua vita presentato a Venezia, sia una lunga intervista che sarà realizzata da Simona Ventura.

Le accuse del Codacons contro la RAI su Chiara Ferragni

Chiara Ferragni e Simona Ventura
Chiara Ferragni e Simona Ventura (Instagram)

Anche quando è stato presentato al Festival di Venezia dello scorso anno il film su Chiara Ferragni ha sollevato grandi perplessità. Se sicuramente non si tratta di una vetta di arte cinematografica, secondo molti non è stato in grado di raccontare nulla che non si sapesse già della Ferragni, non  mantenendo affatto la promessa di rendere noto tutto quello che rimane “Unposted” cioè, letteralmente, non pubblicato. Al contrario, ha dato a molti l’impressione di essere un gigantesco spot pubblicitario delle attività di Chiara.

Ne è convinto anche il Codacons, secondo cui la RAI sta facendo un’utilizzo improprio dei soldi dei contribuenti, regalando un enorme spazio televisivo a un’imprenditrice che fa della vendita della propria immagine una delle sue principali fonti di guadagno.

Il Codacons ha deciso quindi di intraprendere la strada legale inoltrando una diffida urgente ai vertici RAI, informandoli dell’intenzione di far causa all’azienda a nome dei cittadini italiani qualora Raidue decida effettivamente di mandare in onda il documentario.

Oltre a notificare il provvedimento all’azienda, Codacons ha anche inviato comunicazione alla Commissione di Vigilanza e all’Agcom, due autorità che si occupano di sorvegliare i palinsesti italiani a tutela del consumatore e, in questo caso, del cittadino.

Le parole con cui il Codacons ha sviscerato la questione sono state riportate da La Stampa: “Non è un’opera cinematografica né educativa, ma una pubblicità della sua attività imprenditoriale”.

Per supportare la propria tesi il Codacons sostiene che il docufilm sulla Ferragni sia “una pubblicità continua della durata di 80 minuti che la RAI, essendo un servizio pubblico, non può assolutamente trasmettere perché rischia di veicolare un messaggio di carattere commerciale, per altro diseducativo, a danno degli spettatori”.

Inoltre il Codacons fa riferimento a quanto riportato dalla maggior parte dei giornalisti che hanno assistito alla proiezione del film, spingendosi a paragonare il documentario sulla Ferragni a un film di propaganda nord coreano.

Nel recentissimo passato Codacons aveva anche additato l’immagine creata e pubblicata da Vanity Fair attraverso cui si assimilavano l’immagine della Madonna e di Chiara, accusando l’influencer di blasfemia.

Fedez, ormai rassegnato a vedere il Codacons impegnato a intentare sempre nuove cause contro sua moglie ha deciso di prendere le cose con grande ironia: “Dagli amici mi guardi Dio che dal Codacons mi guardo io” ha scritto ironicamente (e con grande rassegnazione) il rapper su Twitter.

In occasione della denuncia per blasfemia invece aveva commentato con un sarcastico “mi eravate mancati”, sempre indirizzato ai fantasiosi avvocati del Codacons.

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Prima ancora di prendere di mira sua moglie, però, il Codacons aveva preso di mira Fedez accusandolo di brogli in merito alla raccolta di beneficenza per la costruzione del Covid Hospital di Milano Fiera. Alla fine Fedez era passato al contrattacco dimostrando che lo stesso Codacons stava utilizzando una politica poco seria in merito alla raccolta di donazioni da parte degli italiani.

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